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Legame tra sclerosi multipla e carenza di vitamina D

Sclerosi multipla
Sclerosi multipla - iStockphoto.com






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Un team di ricercatori canadesi ha svolto uno studio per analizzare la connessione tra la sclerosi multipla e la carenza di vitamina D. I risultati sono pubblicati sulla rivista Plos medicine.

 

È noto da tempo il legame tra la scarsa presenza di vitamina D e il maggiore rischio di incorrere nella sclerosi multipla, meno chiara è la relazione tra i due dati: la carenza di vitamina D provoca la sclerosi multipla o la malattia autoimmune è la somma di numerose e complesse implicazioni genetiche?

 

I ricercatori della McGill University hanno provato a rispondere a questa domanda attraverso uno studio che ha coinvolto 14.498 persone per 24.091 controlli. Ne è emerso che le persone con livelli geneticamente bassi di vitamina D hanno il doppio delle probabilità di sviluppare la malattia.

 

A differenza di quanto scoperto in passato, è stato fatto un passo avanti nella ricerca: lo studio canadese è riuscito a dimostrare un nesso tra la vitamina D, anche nota come vitamina del sole, e la patologia autoimmune. Ciò non basta: sono necessari altri studi per definire la natura del legame e capire cosa si può fare per prevenire la malattia.

 

Cos’è la sclerosi multipla?

La sclerosi multipla è una patologia autoimmune con cui convivono circa 2,3 persone nel mondo accumunate da una carenza genetica di vitamina D che l’organismo assimila attraverso la luce del sole e alcuni cibi come uova, pesce e cereali.

 

La sclerosi multipla è definita una malattia autoimmune demielinizzante, perché distrugge la mielina, la guaina che avvolge e protegge una parte dei neuroni responsabili della trasmissione degli impulsi nervosi. La patologia attacca in modo progressivo i nervi del cervello e della colonna vertebrale fino a provocare l’invalidità della persona anche a distanza di anni dalle prime manifestazioni.

 

Ad oggi, non ci sono cure perché non si conoscono con esattezza le cause della sclerosi multipla, e studi come quello condotto dal team canadese rappresentano un passo in avanti della ricerca verso la conoscenza della malattia e la sua cura.
Fonte e approfondimenti: Corriere salute


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