Oggi prendiamo spunto da un fatto di cronaca per parlare dello shopping compulsivo. Un giudice ha negato gli alimenti a una signora pisana, separata dal marito, perché gli specialisti l’hanno definita malata di shopping compulsivo. Cosa significa e quali sono le caratteristiche di questo disturbo psicologico?
Lo shopping compulsivo è una dipendenza dall’acquisto, sfrenato, di ogni sorta di bene materiale, dagli abiti agli oggetti. Dapprima sottovalutato, oggi questo disturbo rientra a pieno titolo tra le patologie psicologiche, al pari di altre dipendenze.
Lo shopping compulsivo è associato a un disturbo della personalità, lo stesso che costringe molte persone ad abbuffarsi fino a soffrire di bulimia, o a giocare fino ad ammalarsi di ludopatia. È, in sintesi, una malattia che nasce dalla necessità di riempire un vuoto interiore con quanti più oggetti possibili, di placare una persistente condizione di insoddisfazione con l’acquisto di beni inutili e inutilizzati.
La maggior parte delle persone affette da shopping compulsivo, infatti, si circonda di oggetti che non ha mai utilizzato perché servono solo a riempire uno spazio fisico, metafora dello spazio vuoto interiore.
Gli oggetti, inoltre, danno una gratificazione tale da riabilitare quella stima e quella fiducia in sé persa a causa del senso di colpa e dell’incapacità di controllo.
Sono questi gli aspetti che rendono l’acquisto incontrollabile una malattia.
La buona notizia è che, come tutte le patologie, anche lo shopping compulsivo si può curare, affrontando la radice del problema, indagando le dinamiche psicologiche che l’hanno alimentato e seguendo, scrupolosamente, le indicazioni di un bravo psicologo psicoterapeuta.
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