La dismenorrea è una condizione tanto dolorosa da essere debilitante e, nel corso delle mestruazioni, circa il 60% delle donne non riesce a svolgere alcuna mansione, men che meno può dare il meglio di sé per raggiungere gli obiettivi professionali.
Le mestruazioni sono un appuntamento mensile temuto dalla donne, perché gli ormoni in circolo alterano l’umore in modo improvviso e non sempre piacevole, e i crampi addominali rendono fisicamente più fragili. È così che il ciclo mestruale diventa una sorta di malattia, ma le donne preferiscono soffrire e contorcersi in silenzio per imbarazzo e paura di essere prese in giro da altre donne che non provano dolore, e dagli uomini che non possono comprendere questa condizione.
Piuttosto che vedere le sue dipendenti contorcersi dal dolore, il capo di un’azienda inglese ha pensato che fosse molto più ragionevole dare a chi soffre di dismenorrea la possibilità di chiedere il congedo mestruale. La direttrice aziendale, una donna, ha introdotto il congedo mestruale perché ben consapevole delle esigenze fisiche e psicologiche femminili, e a chi le contesta di aver inserito nello statuto dell’azienda una norma discriminante, lei risponde dicendo che la dismenorrea si affronta con riposo, inattività, borsa d’acqua calda e coperte, dunque stando a casa, e che terminati i giorni no, le donne sono efficienti 3 volte più di quanto lo sarebbero lavorando con il ciclo doloroso.
Oltre alla dismenorrea, ci sono altri importanti disturbi legati alle mestruazioni. Il più diffuso e doloroso è l’endometriosi che a oggi richiede cure lunghe e costose, e a ciò si somma l’imbarazzo di parlarne per la paura di non essere credute. In Italia manca il congedo mestruale, nonostante i dati sulla dismenorrea siano allarmanti: dal 60% al 90% delle donne soffrono durante il ciclo mestruale e questo causa tassi del 13–51% di assenteismo a scuola e del 5-15% di assenteismo lavorativo.