20/11/1961 - MEDICINA E CHIRURGIA (ROMA "LA SAPIENZA")
06/06/1962 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di ROMA (Ordine della Provincia di ROMA) n. 14908
1962 /1 - Medicina e Chirurgia (ROMA "LA SAPIENZA")
Scritto da
Prof. Dr Fernando Aiuti
Pubblicato il
10/08/2012
Come interpretare il tampone vaginale. Mi preme sottolineare che di per sé, se non è associata ad alterazioni della secrezione vaginale o ad alterazioni visionate dal ginecologo, la presenza di un tampone vaginale positivo per micoplasma o per candida, non deve essere considerata un reperto patologico.
Questo significa che non occorre quindi prescrivere antibiotici o antimicotici, né serve fare l’antibiogramma sul reperto trovato, né bisogna meravigliarsi se, dopo 15 o 20 giorni di trattamento con gli antibiotici sia locali che per uso sistemico, nel tampone vaginale si ritrovino la candida e il micoplasma.
Lo troviamo perché è un normale saprofita della mucosa vaginale.
La procedura diagnostica. Molte donne vanno dal medico perché hanno sintomi quali prurito e perdite biancastre; il ginecologo le visita e poi può osservare un reperto con la colposcopia oppure facendo fare delle indagini, che mostra delle ulcere, delle piaghe, oppure un abbondante secrezione vaginale.
In tal caso fa una diagnosi di vaginite e poi fa la richiesta di esami importanti come l’esame batterioscopico e quello colturale sulla base dei quali stabilisce la terapia che alcune volte può essere orientata da condizioni non strettamente patologiche.
Infatti può essere presente soltanto un'irritazione o un prurito anche su base psicologica, perché non sempre la vagina presenta lesioni, come ulcere e piaghe, oppure non c’è un essudato abbondante e quindi non c’è una situazione patologica.
Bisogna quindi stabilire una differenza tra quella che è la normalità e quella che è l’anormalità.
La presenza di una patologia. Il reperto viene definito patologico quando c'è un forte prurito vaginale diffuso con associata un’abbondante secrezione vaginale maleodorante, o un’abbondante leucorrea al di fuori del periodo mestruale, oppure la presenza, che il ginecologo rileva, di placche aderenti in vagina.
Talvolta la secrezione può essere anche biancastra ed è importante che sia anche omogenea, che sia continua; le lesioni devono essere almeno più di una; nel caso del tampone vaginale il pH può essere inferiore a 4 nelle forme da funghi e maggiore a 4,5 nelle forme batteriche.
Una diagnosi accurata. Voglio quindi concludere ribadendo che da solo, senza le importanti alterazioni sopra descritte, l'isolamento nella secrezione vaginale, o uretrale nell'uomo, di micoplasmi (ureaplasma urealyticum, mycoplasma genitalium) non deve essere considerato un evento patologico.
Infatti troppo spesso si formulano diagnosi di infezioni basate solo sull’isolamento di microrganismi.
Per esempio in un check-up una donna va a fare anche il tampone vaginale, oppure in occasione del pap test aggiunge anche un esame batterioscopico colturale, vengono allora isolati dei miceti e a volte dei micoplasmi e solo su questa base il medico comincia a dare farmaci antimicotici e antibatterici.
Questa è una cosa che naturalmente non deve avvenire perché in una percentuale dal 30 al 70% quando viene effettuato un tampone vaginale in una donna sana si può trovare la presenza di micoplasma e la presenza di candida.
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