Otto errori sanitari su dieci derivano da un errore di trascrizione. La soluzione potrebbe essere usare lo stampatello chiaro e comprensibile a tutti.
Lo studio medico e l’ospedale dovrebbero essere luoghi sicuri per il paziente, ma la realtà è che un assistito su due teme per la propria salute nel momento in cui viene ricoverato. Con il congresso Pazienti sicuri in ospedale svolto a Roma, si sono tracciate delle linee guida per riorganizzare alcune pratiche della gestione sanitaria ed evitare quegli errori che si ripercuotono sui pazienti prima e sui medici poi.
Tra le fonti di preoccupazione per chi entra in ospedale c’è il rischio di contrarre infezioni dovute all’ospedalizzazione che si verifica nel 5% dei casi: due su tre sono inevitabili perché connesse alle difese immunitarie compromesse dalla patologia, mentre un terzo delle infezioni si potrebbe evitare grazie a una riorganizzazione delle attività ospedaliere.
Nell’84% dei casi l’ostacolo a una cura ottimale è costituto dalla scrittura del medico, incomprensibile per antonomasia e responsabile di 8 errori sanitari su 10. Si tratta di un problema diffuso e al tempo stesso di facile risoluzione: basterebbe che i medici scrivano in stampatello invece che in corsivo per permettere a colleghi, infermieri e farmacisti di interpretare la prescrizione medica in modo corretto e senza alcuna ambiguità.
Nelle Linee guida per rendere sicura l’ospedalizzazione figura anche l’uso adeguato di supporti elettronici e delle nuove tecnologie che consentono sia di gestire in maniera più lineare il lavoro di medici e infermieri, sia di rendere il paziente informato e dunque più consapevole riguardo il proprio percorso di cura.
Quest’ultima considerazione richiama le parole di Alessandro Boccanelli, presidente dell’Associazione Salute e Società Onlus e co- presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGE) in merito il rapporto medico-paziente:
Il paziente deve essere costantemente informato, deve poter accedere alla propria documentazione sanitaria e va messo al centro del sistema – dice Boccanelli – Nel momento in cui il cittadino diventa paziente stipula di fatto un contratto che va rispettato da entrambe le parti, sia con il medico che con la struttura: deve essere stabilito un buon rapporto medico paziente, l’atteggiamento deve essere amichevole e di accoglienza. Soprattutto, occorre sempre partire dalle esigenze di cura del malato e verificare a ogni passo che a queste venga data la risposta adeguata.