I bambini a rischio di allergie alimentari devono mangiare tutti i cibi previsti dal calendario dello svezzamento, così si fa una corretta prevenzione delle allergie. A dirlo è uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine: nella dieta di un gruppo di bambini con età inferiore ai 3 anni e con eczema topico e allergia all’uovo sono state inserite le noccioline, mentre queste sono state escluse dall’alimentazione di un altro gruppo di bambini anche dopo i 3 anni di età.
I ricercatori hanno tenuto sotto controllo i piccoli partecipanti allo studio fino a oltre i 6 anni di età, e hanno registrato una diminuzione dell’80% del rischio allergenico nei bambini che non hanno subito restrizioni dietetiche, e la tolleranza acquisita restava anche dopo un anno senza frutta secca. Perché?
Entro il primo anno di vita, i soggetti predisposti a un’allergia alimentare possono acquisire la tolleranza immunitaria a un determinato alimento semplicemente mangiandolo, il contrario accade quando quel cibo viene escluso dall’alimentazione del bambino. Il sistema immunitario di soggetti a rischio di allergie impara a tollerare l’elemento allergizzante attraverso la bocca, dunque mangiando il cibo “pericoloso”, mentre potrebbe avere una reazione immunitaria anomala se venisse in contatto con l’allergene per via cutanea. È il caso, per esempio, degli allergeni dell’uovo, delle noccioline, del latte: il primo contatto per via orale facilita la tolleranza del sistema immunitario, il primo contatto attraverso la pelle, invece, può scatenare per esempio la dermatite atopica, perché la pelle non è una buona barriera.
I dati emersi dallo studio hanno portato a un cambiamento delle Linee guida americane che a desso prevedono l’osservanza del calendario dello svezzamento anche in presenza di rischio allergico e senza esclusione dei cibi potenzialmente allergici.