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Balbuzie nei bambini: cosa fare per aiutare i balbuzienti

Bambino balbuziente
Bambino balbuziente Foto di Luidmila Kot da Pixabay






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La balbuzie è un insieme di alterazioni del ritmo e della fluidità dell’espressione verbale che rientra tra i cosiddetti disturbi della fluenza verbale riconducibili a cause genetiche, fisiologiche, ambientali, cognitive ed emotive. Più precisamente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica la balbuzie come un disordine del ritmo della parola nel quale il soggetto sa con precisione quello che vorrebbe dire ma, al  tempo stesso, non è in grado di dirlo. 

Ci sono differenti tipi di balbuzie:

Dal primo convegno italiano sui disturbi della fluenza verbale è emerso che in 10 anni sono aumentati dell’8% i casi di balbuzie. Una crescita, questa, dovuta soprattutto alla maggiore attenzione posta verso il disturbo rispetto al passato, la stessa attenzione che può far risolvere il problema se trattato nel modo corretto entro i primi 7 anni di vita.

 

Quanti tipi di balbuzie esistono?

Non basta dire balbuzie per individuare le caratteristiche del disturbo, è necessario riconoscere a quale tipo appartiene. Si riconoscono 3 forme di balbuzie:

 

  • Forma clonica: riconoscibile dalla ripetizione della sillaba.
  • Forma tonica: quando ci si arresta all’inizio della frase con allungamento della sillaba o del fonema difficile da pronunciare.
  • Forma mista: quando c’è sia l’allungamento sia la ripetizione e, dunque, comunicare diventa particolarmente complicato.

 

Oltre al modo in cui si manifesta, la persona la balbuzie si può classificare anche in base all’età in cui si manifesta:

 

  • Balbuzie evolutiva: esordisce tra i 2 e i 4 anni, nasce dalla fisiologica evoluzione dell’apprendimento del linguaggio e, in genere, si risolve autonomamente in pochi mesi.
  • Balbuzie benigna: compare in media intorno ai 7 anni e mezzo, di solito si risolve spontaneamente dopo 2 o 3 anni.
  • Balbuzie persistente: può cominciare tra i 3 anni e mezzo e gli 8 anni ed è la più complicata da trattare.

 

Cosa fare per aiutare i balbuzienti

 

Nella maggiorparte dei casi, le persone balbuzienti vivono con grande disagio psicologico il proprio disturbo. Ciò accade soprattutto in età scolare, quando la difficoltà nel parlare diventa motivo di sberleffo da parte dei coetanei e, nei casi più gravi, può sfociare in bullismo. 

In questa situazione, la famiglia svolge un ruolo chiave nel riconoscere in tempi brevi i segnali della balbuzie e agire in modo da sostenere uno sviluppo armonico e sereno del bambino. 

Approccio medico

Per la soluzione della balbuzie occorre rivolgersi a un team medico che comprenda i seguenti specialisti: 

 

  • Pediatra.
  • Logopedista.
  • Neurologo.
  • Psicologo.

 

Per il bambino balbuziente è fondamentale essere incoraggiato dai suoi familiari attraverso alcune accortezze che non lo facciano sentire diverso: 

 

  • Ascoltare il bambino con un atteggiamento di attenzione e serenità dimostrando vivo interesse per ciò che dice.
  • Non dimostrare mai fretta, insofferenza, ansia.
  • Non finire, né suggerire mai le parole al posto suo.
  • Non interrompere il discorso del bambino balbuziente dicendogli che si è già capito cosa voglia dire. 
  • Evitare di promettere premi se riesce a parlare correttamente, mai mortificarlo davanti a parenti e amici. 
  • Valorizzare le altre qualità del bambino in modo da aumentare la sua autostima.

 

Linee Guida Europee sulla balbuzie

Il modo più efficace per convivere con la balbuzie e aiutare una persona balbuziente è conoscere il disturbo e le terapie corrette. 

Per questo, un gruppo multidisciplinare costituito da numerose figure professionali coinvolte nel trattamento del disturbo ha identificato i modelli e gli approcci per la cura della balbuzie, per ogni forma ed età di comparsa della disfluenza verbale. Il risultato è l’elaborazione delle Linee Guida Europee sulla balbuzie curata dall’associazione dei logopedisti olandesi (NVLF).  


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