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Pipì a letto per 1 bambino su 6: l’allarme dei pediatri








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Fare la pipì a letto è un episodio che può essere frequente nei bambini fino a 5 anni, ma se il disturbo si presenta anche oltre questa età diventa enuresi notturna: un problema da risolvere.
Il SiMPeF – Sindacato Medici Pediatri di Famiglia – ha lanciato l’allarme omertà da parte di quei genitori che negano al pediatra l’esistenza del problema. Così, stando ai dati finora raccolti dallo SiMPeF, circa il 15% dei bambini tra i 6 e gli 8 anni fanno pipì a letto ma non ricevono alcun aiuto.

 

Il primo passo per affrontare correttamente l’enuresi notturna è smettere di pensare a un’implicazione psicologica e affrontarla per quello che è: un disturbo da curare. Il Dr Claudio Frattini, Responsabile Dipartimento formazione SiMPeF e coordinatore scientifico del congresso, sottolinea che l’enuresi è un problema reale, e che “i genitori non ne parlano un po’ per vergogna, un po’ perché lo ritengono un fatto del tutto normale avendone spesso sperimentato degli episodi da bambini. Il pediatra di famiglia, a sua volta, pensa che se il genitore non ne parla è perché il problema non esiste. Un vero e proprio circolo vizioso. Con questo progetto vogliamo misurare puntualmente le dimensioni del problema, e contribuire a sollecitare pediatri di famiglia e genitori a far emergere l’enuresi notturna e ad affrontarla”.

 

Per aiutare i bambini e capire la portata del fenomeno, il Sindacato dei medici pediatri e di famiglia ha ideato un’analisi divisa in due parti: una epidemiologica per stabilire la frequenza di enuresi notturna tra i bambini dai 6 agli 8 anni, e una formativa basata su corsi specifici per i pediatri di famiglia.
Quello che forse spaventa i genitori è, oltre l’imbarazzo, la presunta assenza di cure adeguate. Un’idea del tutto errata visto che, come spiega la Dott.ssa Rita Caruso, “le cure esistono, sono efficaci e portano a risoluzione del problema nel 70-75% dei casi, anche se necessitano di attenzione, sono di lunga durata, circa 6 mesi, e devono essere individualizzate in base al singolo caso.”

 

Ci sono, infatti, diverse cause che spingono il bambino a fare la pipì a letto: aspetti ereditari, incidenza genetica (ne soffrono più i maschi delle femmine), deficit parziale dell’ormone antidiuretico o vasopressina o ADH, iperattività della vescica, profondità del sonno e problemi di risveglio. La cura è strettamente soggettiva, per questo è indispensabile un’analisi mirata del problema.
Oltre a parlarne con il pediatra, i genitori possono fare tanto altro per aiutare i propri figli a non fare pipì a letto. Ecco alcuni consigli dei pediatri e medici di famiglia:

 

Durante il giorno:

    • far bere al bambino almeno 1 litro di liquidi tra le 8 e le 18 per regolarizzare la diuresi e migliorare la distensione della vescica;
    • far fare la pipì ogni 2-3 ore per evitare la sovradistensione e favorire un corretto svuotamento della vescica;
    • se il bambino ha urgenza, invitarlo a fare un respiro profondo e poi buttare fuori l’aria contando fino a 10 prima di fare pipì, in modo da permettere un corretto rilascio del muscolo detrusore della vescica;
    • controllare che il bambino si scarichi regolarmente e non coesista stipsi

 

La sera:

    • a cena, limitare i cibi ricchi di calcio o troppo salati per ridurre l’aumento di eliminazione di calcio e sodio con le urine che determinano un aumento di produzione di urina durante la notte;
    • scegliere acque minerali a basso contenuto di calcio (< 25 mg/L) per evitare l’ipercalciuria e limitare la produzione di urina durante la notte;
    • far fare pipì sempre prima di andare a letto.

Per maggiori informazioni consulta il sito eneuresi.net.

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Chiedi un parere ai medici di ABCsalute
Dr Salvatore Scommegna
Dr Angelo Russo
Dr Kisseleva Olga


2 commenti

  1. Lucia Bolchini ha detto:

    Articolo molto interessante, e lo dico da mamma che ci è passata 🙂
    Anche mio figlio faceva la pipì a letto, ed ero molto preoccupata. All’inizio mi avevano consigliato di usare i farmaci, ma a scuola sembrava sempre affaticarlo molto… e poi io stessa non sono mai stata tanto convinta che fosse la soluzione giusta per lui.
    Poi ho scoperto le mutandine DryNites e le abbiamo abbinate ad una terapia comportamentale e devo dire che ora va molto meglio.
    Mi sono documentata a lungo in rete per capire meglio come aiutare il mio bimbo e ho trovato in questo sito alcuni consigli che mi hanno aiutato e rassicurato al tempo stesso. http://nottiasciutte.nohup.it/progetto-pediatra/parola-esperta.php?expert=3


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