Ci sono persone che in estate non possono godere di una giornata al mare senza soffrire. È il caso di chi ha l’allergia al sole nota anche come fotosensibilità.
L’allergia al sole non è contagiosa ma può essere ereditaria, specie se si manifesta tra i 20-30 anni, e colpisce le donne in misura maggiore rispetto agli uomini.
Non si conoscono con esattezza i motivi che portano la pelle a sviluppare un’allergia solare, ma di certo sappiamo che il sistema immunitario di alcune persone riconosce come estranee le normali reazioni cutanee durante l’esposizione al sole e reagisce attivando le difese immunitarie.
Come si riconosce l’allergia al sole
L’allergia al sole si riconosce dai sintomi evidenti oltre che fastidiosi, pensiamo al prurito dopo l’esposizione solare e all’orticaria solare o da calore. I disturbi si presentano da 30 minuti ad alcune ore dopo essere stati al sole e svaniscono da sé riducendo il tempo di esposizione. Si distinguono due forme di allergia al sole: dermatite fotoallergica e dermatite polimorfa solare.
Nella dermatite fotoallergica la reazione cutanea è scatenata dall’effetto della luce solare su una sostanza chimica applicata sulla pelle – farmaci o cosmetici – o ingerita – medicinali. In tal caso è bene sia evitare l’uso di creme solari e cosmetici contenenti alcol, profumi e altri ingredienti fotosensibilizzanti, sia chiedere al proprio medico se il medicinale in uso può scatenare la reazione allergica al sole.
La dermatite polimorfa solare è il disturbo più diffuso legato ai raggi UVA dopo le scottature solari. L’aggettivo polimorfa si riferisce alla varietà di sintomi con cui l’allergia si manifesta: lesioni, vescicole simili a eczema, puntini rossi del diametro di 2-5 mm e, raramente, placche rosse, vescicole gonfie di liquido o sanguinamento sottocutaneo.
Come si fa la diagnosi di allergia solare
Per la diagnosi di allergia solare è necessario rivolgersi a un medico allergologo che indaga la natura di vescicole ed eritemi per determinare la diagnosi di dermatite solare e orticaria da calore riconducibile alla fotosensibilità.
Oltre alla visita dermatologica, il medico sottopone il paziente a due esami: il test di fotosensibilità per vedere come reagisce la pelle all’esposizione controllata di luce ultravioletta, e il photopatch test durante il quale la pelle è messa a contatto con la sostanza sospettata di scatenare il disturbo cutaneo e poi esposta a irradiazione ultravioletta. Se ciò non dovesse bastare, il dermatologo ricorre alla biopsia cutanea per esaminare l’eventuale presenza di lupus eritematoso.
Come prevenire e curare l’allergia al sole
Non esiste una cura per l’allergia solare ma ci sono alcune terapie che abituano la pelle all’esposizione solare anche in inverno. Nella maggior parte dei casi, la fotosensibilità è una reazione della pelle a un’esposizione solare improvvisa, prolungata e non protetta. Per evitare l’orticaria e la dermatite polimorfa solare può bastare l’uso di una buona crema solare adatta al proprio fototipo e valutare, insieme al medico, la possibilità della fototerapia.
La fototerapia consiste nell’esporre la pelle a dosi crescenti di raggi ultravioletti per un numero di volte sufficiente a desensibilizzare il paziente alla luce solare. I benefici di questa terapia, svolta in primavera, si perdono in autunno: è necessario ripetere la fototerapia durante la primavera successiva, prima dell’esposizione solare.
Un effetto collaterale dell’allergia al sole è la carenza di vitamina D che, lo ricordiamo, è prodotta dal nostro organismo durante l’esposizione solare. Per questo, chi soffre di fotosensibilità dovrebbe accertare qual è il livello di vitamina D e come stanno le sue ossa per evitare il rischio di osteoporosi.
Fonte e approfondimento: www.farmacoecura.it