È la più diffusa forma di demenza senile, ad oggi conta circa 46,8 milioni di pazienti nel mondo e le cifre sono destinate a crescere fino a toccare i 74,7 milioni di malati nel 2030. Parliamo dell’Alzheimer, la temibile malattia che colpisce le persone over 65 ma che, sempre più spesso, non risparmia i più giovani.
Il rapporto mondiale sull’Alzheimer 2015 diffuso dalla Federazione Alzheimer Italia parla di 1 nuovo malato ogni 3 secondi. Uno scenario che desta preoccupazione e al tempo stesso genera un incessante impegno da parte della ricerca scientifica per indagare le cause della malattia e le possibili cure.
L’unico punto fermo sull’Alzheimer è il suo legame con il naturale processo di invecchiamento responsabile della morte dei neuroni e dei processi cellulari tali da indurre la demenza senile. È un’informazione insufficiente per delineare il processo di sviluppo della patologia, e a questa certezza si è da poco affiancata l’ipotesi che l’Alzheimer sia una malattia contagiosa al pari di molte altre più lievi e meno debilitanti. Si tratta di uno spunto di ricerca avviato dagli studiosi dell’University College di Londra in uno studio pubblicato su “Nature”, ipotesi tutta da vagliare ma che ha destato scetticismo e nuovi timori.
Viste le proporzioni mondiali della malattia, il 21 settembre 2015 ricorre la XVII Giornata mondiale dell’Alzheimer. Le iniziative promosse da enti e associazioni nazionali e regionali sono caratterizzate dal colore viola associato all’Alzheimer, un simbolo visivo per comunicare un disagio fisico e una totale perdita di orientamento interiore, percettivo e personale.
Un’alimentazione equilibrata e un cervello sempre allenato di certo favoriscono il sostegno dei neuroni e delle cellule cerebrali contro i processi dell’invecchiamento, ma ciò non basta. Per questo, oltre a trovare una cura a questa forma di demenza senile, i ricercatori di tutto il mondo lavorano anche per definire linee guida utili a prevenire l’Alzheimer.
Intanto, bisogna imparare a convivere con la presenza di sempre più persone con demenza senile, ed è possibile attraverso un’educazione mirata ai ragazzi che, già osservando i nonni, possono imparare a riconoscere i segno della malattia e a interagire con essa. Di notevole interesse, inoltre, l’esperimento olandese Vivium: alla periferia di Amsterdam è stato creato Hogewey, non una casa di riposo ma un vero e proprio villaggio in cui gli anziani con Alzheimer vivono in una propria casa e si relazionano a medici e infermieri che fingono di essere spazzini, postini, cassieri, eccetera, in modo che chi convive la demenza senile possa sentirsi sostenuto in qualsiasi circostanza pur avendo perso la propria autonomia fisica e affettiva.