Il primo approccio con una struttura sanitaria è l’incontro con il medico che seguirà il paziente passo dopo passo durante il percorso terapeutico. Per l’assistito è un momento delicato perché segna il passaggio dall’essere una persona sana a essere diventata una persona malata bisognosa di cure. In questa condizione di disagio e spaesamento, un semplice gesto del medico può tranquillizzare e infondere fiducia nel paziente: dire il proprio nome.
#Buongiornoiosono è il corrispettivo italiano dell’hashtag #hellomynameis nato in Inghilterra quando una dottoressa malata di cancro ha voluto denunciare la distanza dei medici verso i pazienti e la necessità di creare una vicinanza umana. In Gran Bretagna e Scozia l’iniziativa ha riscosso successo ed è arrivata in Italia grazie a Slow medicine, la rete degli operatori sanitari che perseguono e promuovono cure sobrie, rispettose e giuste.
Il destinatario delle cure è la persona malata che necessità sia di competenza professionale che di comprensione e vicinanza umana. L’esperienza diffusa riporta però un atteggiamento di estraneità tra gli specialisti che comunicano gli esiti degli esami e l’assistito che nel suo iter terapeutico si interfaccia con diversi medici di cui spesso non sa il nome.
Il personale medico e infermieristico ha l’obbligo di esibire sul camice un cartellino con il proprio nome e ruolo, ma comunicarlo a voce guardando negli occhi il paziente ha un immediato effetto tranquillizzante: la persona assistita percepisce di parlare e affidarsi a un’altra persona, prima che a un medico. È un gesto di rispetto verso il paziente.
L’obiettivo dei medici e delle società scientifiche aderenti a Slow medicine è sensibilizzare il personale sanitario italiano e lo fa con la condivisione della propria foto su Twitter seguita dall’hashtag #buongiornoiosono con nome e ruolo svolto.
Per approfondire il tema e conoscere altre proposte, visita il sito Slow medicine e segui su Twitter l’hashtag #buongiornoiosono.
Fonte Repubblica.it