Da circa 20 anni la scienza indaga il legame tra cellulare e tumore al cervello e a oggi non è giunta a una risposta certa. L’oggetto degli studi scientifici non è lo smartphone in sé ma sono gli effetti sulla salute umana dei campi elettromagnetici a radiofrequenza emessi da reti Wi-fi, pc senza fili e, appunto, dai telefoni cellulari.
La ricerca più importante in tale ambito è Interphone durata dal 2000 al 2010. Lo studio condotto dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha coinvolto 13 paesi, tra cui l’Italia, e si è concluso con l’assenza di una prova incontrovertibile sul nesso causa-effetto tra cellulare e tumore al cervello. In mancanza di dati certi, e consapevoli del potenziale rischio rappresentato dal calore generato dai campi elettromagnetici sull’uomo, lo Iarc ha inserito le onde elettromagnetiche a radiofrequenza nel gruppo 2b, quello dei possibili cancerogeni, che include un esteso numero di elementi tra cui la caffeina.
Perché manca una prova certa?
Fa male o non fa male? I dubbi in merito al ruolo svolto dagli smartphone sullo sviluppo del glioma (tumore maligno del cervello) e neurinoma del nervo acustico (tumore benigno) nascono dalla difficoltà di attribuire a un’unica causa la formazione di un tumore sì in aumento ma non al punto da essere correlato alla diffusione degli iDevice tra la popolazione.
Per affermare l’esistenza di un legame tra cellulare e tumori al cervello bisognerebbe dimostrare che i pazienti affetti da tale malattia abbiano parlato allo smartphone per più di 1.640 ore cumulative in un ristretto lasso di tempo e siano state continuamente attraversate dai campi elettromagnetici. Inoltre, la diffusione dei telefoni cellulari, delle reti wi-fi e dei dispositivi elettronici senza filo è troppo recente per esprimere affermazioni certe circa il loro impatto sulla manifestazione della patologia tra la popolazione. A ciò si aggiunge che il calore generato dalle onde elettromagnetiche – cioè l’elemento a cui si imputa la responsabilità delle due forme cancerogene – si concentra solo all’orecchio disperdendosi rapidamente ed è troppo esiguo per avere serie conseguenze sulla salute umana.
Come usare lo smartphone in modo sicuro
Certo è che l’uso improprio o, meglio, smodato degli smartphone ha portato a conseguenze dimostrabili come la nomofobia – no mobile phobia – un disturbo caratterizzato da una tale paura di restare senza cellulare e disconnessi dai propri contatti e dai social network da generare ansia e, nei casi più gravi, attacchi di panico specie tra i più giovani (18-26 anni).
I recenti casi di cronaca che vedono l’Inail costretta a versare il vitalizio a un lavoratore del campo delle telecomunicazioni a cui è stato asportato il nervo acustico per profonde lesioni dovute a un uso prolungato del cellulare, hanno riaperto il dibattito sul legame tra cellulare e tumore al cervello ma, come abbiamo visto finora, al momento la scienza non ha dato una sentenza categorica a riguardo.
Nel dubbio, è bene seguire pochi consigli di buon senso e fare proprie delle buone abitudini: usare gli auricolari per parlare al telefono e, per la casa, scegliere un apparecchio fisso con filo al posto di un telefono wireless poiché l’effetto delle onde elettromagnetiche diminuisce all’aumentare della distanza; evitare di tenere lo smartphone acceso nella tasca dei pantaloni – potrebbe influire sulla fertilità maschile nei soggetti che presentano altre potenziali cause – e nel taschino di camicia e giacca, specie se si è portatori di pace maker; tenere lo smartphone lontano da sé durante la notte; limitare l’uso del cellulare da parte dei bambini.
Tra i rischi certi associati all’uso improprio dello smartphone ricordiamo la pericolosa abitudine di scrivere messaggi e parlare al cellulare senza auricolari mentre si è alla guida.
Fonti e approfondimenti: www.lastampa.it, www.corriere.it.