A cura di: Ufficio Stampa Sorgente
Oggi è possibile affidarsi sia a banche private, per la conservazione cellule staminali, sia a strutture pubbliche, per quanto concerne la loro donazione. Tutte le coppie che sono in attesa di avere un bambino dovrebbero essere informate circa queste due possibilità, in modo da poter effettuare una scelta informata. La donazione e la conservazione sono una garanzia per l’eventuale trattamento di molte patologie cui potrebbero andare incontro il bambino stesso, i membri della sua famiglia o altri individui. Vediamo come funzionano la conservazione e la donazione.
Donazione pubblica: le cellule staminali cordonali sono messe a disposizione, e quindi donate, a una struttura del sistema pubblico presente sul territorio nazionale. Il campione raccolto non è più di proprietà dei neo genitori e sarà conservato e reso disponibile dalla struttura pubblica affinché sia utilizzato in trapianti allogenici. I casi di patologie “geneticamente determinate” sono stati indicati, da parte del Ministero della Salute[1], come eccezioni per le quali viene effettuata la donazione per uso dedicato: in questi casi le staminali restano a esclusiva disposizione dei familiari di persone affette da malattie per le quali l’utilizzo delle cellule staminali a fine terapeutico è consentito. Le statistiche a nostra disposizione dicono che nel nostro Paese nel 2015 i nuovi nati sono stati circa 488mila[2] e di 17.800 unità di sangue cordonale prelevate i dati del CNS (Centro Nazionale Sangue) rivelano che solo 1.704[3] sono state conservate nelle 19 biobanche pubbliche. La maggior parte dei cordoni ombelicali è finita tra i rifiuti biologici.
Conservazione privata: il Decreto Ministeriale del 18 novembre 2009 stabilisce che solo presso biobanche con sede all’estero la conservazione privata del sangue del cordone ombelicale può essere effettuata. I campioni di sangue cordonale conservati privatamente restano di proprietà della famiglia e di conseguenza possono essere utilizzati sia in trapianti autologhi (chi si sottopone al trapianto di cellule staminali è colui dal quale sono state prelevate) sia in trapianti allogenici intra-familiari (chi si sottopone al trapianto è un membro della famiglia del donatore). Si riscontra una compatibilità fino al 50% se a sottoporsi al trapianto sono i genitori del donatore, e fino al 25% se sono i fratelli o sorelle e ciò in virtù del fatto che maggiore è il grado di parentela, maggiori sono le possibilità di compatibilità.
Successi conseguiti: la conservazione privata ha consentito il trapianto autologo a una bambina di tre anni affetta da leucemia linfoblastica acuta. A sei anni dall’intervento la bambina è sana e conduce una vita normale[4]. Jan[5], affetto da anemia aplastica, è guarito con un trapianto intra-familiare grazie alle cellule staminali cordonali del fratellino. Questi sono esempi di come la donazione e la conservazione consentano il trattamento di patologie e di come sia importante il loro obiettivo: evitare che preziose cellule staminali siano sprecate.
Per maggiori informazioni: www.sorgente.com
Note
[1] Decreto Ministeriale 18 novembre 2009 “Disposizioni in materia di conservazione delle cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato”.
[2] Dati Istat.
[3] Report 2015 riportato dal CNS.
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