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Citomegalovirus: ecco i rischi in gravidanza

Citomegalovirus e amniocentesi
Citomegalovirus e amniocentesi






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A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica.

Ad oggi sono molti i mezzi e gli esami a disposizione per monitorare la salute di una donna in stato interessante e che permettono di individuare eventuali anomalie cromosomiche. Tra questi ci sono l’amniocentesi, il test del DNA fetale, il Bi Test, e le diverse ecografie ed esami del sangue previsti nel percorso di screening prenatale. Effettuare regolarmente esami del sangue è importante: possono rivelare, per esempio, se la donna incinta ha contratto il citomegalovirus (CMV). Solitamente il ginecologo fornisce un valido supporto alla gestante per pianificare un percorso di screening prenatale che sia in linea con le sue condizioni di salute.
 

Cos’è il Citomegalovirus e perché è pericoloso

Il citomegalovirus fa parte della famiglia degli Herpesviridae ed è un virus abbastanza comune, tanto che nei Paesi Occidentali il 60-80% della popolazione ha contratto il Citomegalovirus e presenta anticorpi nel siero, mentre nei Paesi in via di sviluppo la percentuale delle persone contagiata raggiunge anche il 90-100%1.
 
Quando contagia adulti per la prima volta si parla di “infezione primaria” e il virus provoca sintomi molto simili a quelli dell’influenza, ma diventa molto pericoloso se viene contratto durante la gravidanza. Fortunatamente, le probabilità di contrarre il virus in gravidanza sono basse. La percentuale di donne in stato interessante che vengono infettate è solo dell’1-4% e di queste solo un terzo trasmette il virus al feto2. Tuttavia, è noto che durante la gravidanza le difese immunitarie tendano a calare, per questo è bene non abbassare la guardia. Se il contagio avviene precocemente durante la gravidanza, nel bambino possono manifestarsi sordità, ritardi mentali, corioretinite, ovvero una malattia infiammatoria degli occhi che può provocare anche cecità. Se il contagio avviene invece quando il virus è “congenito” ovvero quando viene passato dalla madre al feto durante la gestazione, potrebbero non esserci problemi con lo sviluppo embrionale1,2.  Nelle gestanti, l’infezione intrauterina può essere conseguenza dell’infezione contratta per la prima volta in gravidanza attraverso la placenta: in questo caso i rischi di trasmissione al feto oscillano tra il 20 e il 50% circa3.
 
La prevenzione è essenziale per evitare il contagio da Citomegalovirus. Il virus si trasmette con i fluidi corporei come saliva e urina per questo è estremamente importante mantenere un’igiene corretta, soprattutto se si è a contatto con bambini. La trasmissione del citomegalovirus può avvenire per via diretta tramite saliva, secrezioni oro-faringee, rapporti sessuali, secrezioni cervicali e vaginali, latte materno o anche indirettamente, entrando in contatto con urina o sangue3. Anche in assenza di sintomi, il bambino con citomegalovirus congenito può essere contagioso e può trasmetterlo ad altri bambini o adulti2. Dunque, lavarsi le mani correttamente e regolarmente diventa fondamentale.
 

Come scoprire il Citomegalovirus in gravidanza

L’infezione da citomegalovirus può essere scoperta in gravidanza grazie a un test di screening precoce. Si tratta di un semplice esame del sangue in cui si valuta la presenza di anticorpi IgG e IgM, indice di un’infezione primaria in corso. Se l’esito di questo esame è positivo, verrà effettuato un test di avidità delle IgG (prodotti successivamente alle IgM), che permette di scoprire se il contagio è avvenuto prima o dopo il concepimento2.
 
Se durante la gravidanza si riscontrano IgG e IgM, alle gestanti potrebbe essere proposto di effettuare un’amniocentesi per conoscere eventuali malformazioni fetali3. L’amniocentesi è un esame di diagnosi prenatale invasivo in grado di diagnosticare alterazioni cromosomiche nel feto, come le Trisomie 18, 21 e 13, che però comporta un rischio di aborto.
 
L’amniocentesi non è la sola alternativa. Infatti, si può conoscere lo stato di salute del feto tramite test di screening prenatale non invasivi e sicuri per mamma e feto, come per esempio il test del DNA fetale. Questo esame può essere effettuato già dalla 10° settimana di gravidanza e raggiunge un tasso di affidabilità nella rilevazione delle principali anomalie cromosomiche pari al 99,9%.
 
Per ulteriori informazioni sul test prenatale del DNA fetale Aurora: www.testprenataleaurora.it 
 
Fonti:

  1. OMAR – Osservatorio Malattie Rare
  2. Fondazione Veronesi
  3. Medicina dell’età prenatale. Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche – A.L. Borrelli, D. Arduini, A. Cardone, V. Ventruto.

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