Il tumore conosce bene l’importanza del ritmo circadiano, per questo altera pesantemente quello degli organi bersaglio e ne trae forza. È quanto dimostra una ricerca condotta presso il Center for Epigenetics & Metabolism dell’Università della California (Irvine) e Diretto dall’italiano Paolo Sassone-Corsi. Cos’è il ritmo circadiano e perché il tumore lo riprogramma?
Il ritmo circadiano è l’orologio biologico che controlla il metabolismo dell’organismo: i processi cellulari e le funzioni fisiologiche di tutto il corpo sono fortemente influenzate dall’alternanza di giorno e notte scandita nel corso delle 24 ore. Se l’equilibrio viene meno, ne risente tutto il corpo. D’altra parte, basta perdere qualche ora di sonno o dormire il giorno invece che la notte per provare quanto l’organismo faccia fatica ad affrontare gli impegni della giornata e a riprendere il proprio ritmo. La massa tumorale fa esattamente questo: riprogramma il ritmo circadiano degli organi bersaglio, anche distanti dalla sede del tumore, per costringere le cellule a dare energia e nutrimento alle cellule tumorali.
Il team di ricercatori americani diretti da Paolo Sassone-Corsi ha studiato il comportamento dell’adenocarcinoma polmonare nei topi di laboratorio, e ha rilevato che questo riesce a modificare il metabolismo delle cellule del fegato – organo bersaglio – per far fronte al fabbisogno energetico del tumore al polmone. Accade che il cancro ai polmoni invia degli input al fegato in modo da attivare una risposta infiammatoria che altera il ritmo circadiano dell’organo bersaglio e inibisce la segnalazione di insulina nel fegato. In questo modo riduce la tolleranza del glucosio e cambia l’organizzazione naturale del metabolismo lipidico.
Il Dott. Sassone-Corsi parla di una scoperta medico-scientifica cruciale per la ricerca oncologica. Per la prima volta è stato possibile mettere in luce il meccanismo che spiega la correlazione tra un tumore presente in un organo e il deterioramento dei meccanismi fisiologici di altri organi e tessuti lontani. D’altra parte, la morte dei pazienti oncologici dipende non tanto dalla massa tumorale in sé ma dall’aggravio sistemico che la massa stessa scatena. I risultati della ricerca scientifica sono pubblicati sulla rivista Cell e rappresenta un ulteriore passo avanti nella lotta contro il cancro. Nella stessa direzione vanno altre recenti scoperte medico-scientifiche come quella dei 93 geni responsabili del tumore al seno.