I LEA 2017 sono in vigore dal 18 marzo e tra le novità più rilevanti c’è l’inserimento dell’endometriosi nell’elenco delle malattie croniche. Si tratta di un riconoscimento importante perché dà a 3 milioni di donne italiane il diritto di accedere gratuitamente ad alcuni esami medici.
I numeri della malattia
L’endometriosi è una patologia cronica e invalidante che si manifesta quando il tessuto dell’endometrio si trova in parti del corpo diverse dalla sua sede naturale, l’utero. Colpisce il 10-15% delle donne in età fertile compromettendone la capacità di procreare, una percentuale che l’OMS esplicita in 150 milioni di donne nel mondo delle quali 14 milioni in Europa e 3 milioni in Italia.
I dolori provocati dalla malattia costringono chi ne soffre a esentarsi dal lavoro e dalle attività quotidiane durante il ciclo mestruale. È una condizione che si traduce in alti costi personali e sociali per le ore di permesso richieste al datore di lavoro e per le spese sanitarie da affrontare.
Se diventerà legge, la proposta di congedo mestruale tutelerebbe le donne costrette ad assentarsi a lavoro, mentre la presenza dell’endometriosi tra le malattie croniche riconosciute dai LEA 2017 aiuta le pazienti ad affrontare le spese mediche per gli esami necessari.
Chi può chiedere l’esenzione dal ticket e come si fa
I nuovi LEA permettono l’esenzione dal pagamento di alcune prestazioni specialistiche solo alle donne con endometriosi al 3° e 4° stadio, dunque a un livello avanzato della patologia, quello che richiede interventi sanitari più costosi.
Accertata la presenza della malattia, lo specialista deve sottoscrivere un certificato che attesti lo stadio avanzato dell’endometriosi e consegnarlo alla paziente che deve presentarlo all’Asl per richiedere il codice di esenzione. A questo punto, è possibile eseguire gratis la visita ginecologica una volta ogni 6 mesi e fare, sempre gratuitamente, le ecografie necessarie come quella transvaginale, transrettale e ad addome superiore e inferiore.
Le associazioni delle pazienti ritengono che c’è bisogno di altri provvedimenti legislativi e sanitari ma riconoscono che in Italia si stanno facendo molti progressi per andare incontro alle esigenze delle 3 milioni di donne con endometriosi.