C’è chi si compra solo i farmaci di marca e chi, invece, chiede al farmacista medicinali equivalenti. Quali sono le differenze? Che vantaggi hanno? E soprattutto: c’è da fidarsi? Nonostante siano commercializzati da anni, restano ancora alcuni dubbi irrisolti riguardo i farmaci equivalenti. Facciamo un po’ di chiarezza.
Nel 2007 l’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco – ha avviato una campagna di sensibilizzazione per incentivare l’uso dei farmaci equivalenti. Questo dato dovrebbe bastare a tranquillizzare quanti ritengono che l’assenza di marca sia sinonimo di qualcosa che non va.
I farmaci equivalenti, prima detti generici, hanno lo stesso principio attivo di quelli noti ed è presente nelle stesse proporzioni; di conseguenza, hanno la stessa efficacia e le stesse controindicazioni, sono uguali le modalità di somministrazione e composizione farmaceutica.
Dov’è, allora, la differenza? Nel prezzo. Chi acquista i farmaci equivalenti lo fa per risparmiare e questo è possibile perché, al contrario dei medicinali di marca, quelli equivalenti si basano su molecole dalle caratteristiche già note.
Mancano, quindi, i costi legati sia alla sperimentazione e alla ricerca di molecole nuove, che alla promozione e commercializzazione del medicinale. Il brevetto di un farmaco dura venti anni e, una volta scaduto, la molecola del farmaco può essere usata dalle industrie di farmaci equivalenti. In questo modo, cresce l’offerta farmaceutica, si amplia la concorrenza e diminuisce il prezzo dei prodotti.
Prima di essere commercializzati, inoltre, i farmaci equivalenti devono superare il controllo di bio-equivalenza da parte dell’AIFA. Rispettare i parametri di bio-equivalenza significa provare che entrambi i farmaci – di marca e non – vengono assorbiti dall’organismo alla stessa velocità e modo. Il dato che si ricava è detto di bio-disponibilità. La differenza massima tollerata del valore di bio-disponibilità è pari al 20% in più o in meno: se i tempi di assorbimento di entrambi i medicinali hanno uno scarto del 20% in più o in meno, entrambi sono considerati efficaci allo stesso modo.
Per evitare sprechi economici, sia il medico che il farmacista dovrebbero indicare e prescrivere i farmaci equivalenti, tranne nel caso in cui il farmaco di marca sia inserito da tempo in una terapia con risultati positivi, o in cui sia il paziente stesso a richiedere al farmacista il medicinale di marca rifiutando quello equivalente.
Consulta il sito dell’AIFA per conoscere l’elenco dei farmaci equivalenti.
Fonte e approfondimenti: www.assogenerici.org