In questo articolo affronteremo due argomenti diversi eppure complementari: il Prof. Fumagalli ci illustra quali sono le implicazioni dell’uso di farmaci generici in età avanzata, mentre il Prof. Gallelli ci spiega cosa sono gli eccipienti e come cambiano tra farmaci generici e di brand.
Cominciamo con l’intervento del Prof. Fumagalli, e dunque parliamo dell’uso dei medicinali generici per la cura dei pazienti anziani. Si tratta di un tema particolarmente attuale e importante, perché nel caso di persone molto in là con gli anni, la somministrazione di farmaci equivalenti-generici e farmaci brand non è una scelta arbitraria ma da valutare con attenzione.
Come abbiamo detto nell’articolo precedente, una delle maggiori differenze tra medicinali di brand e generici è la diversa bioequivalenza, quel famoso 20% in più o in meno che, per la cura di patologie in pazienti anziani, può decretare l’efficacia della terapia o il peggioramento della malattia.
Con il passare del tempo, l’organismo cambia: quando si invecchia, si diventa più suscettibili a tutto ciò che può alterare un equilibro, perché cambiano le nostre funzioni fisiologiche dal punto di vista respiratorio, cardiovascolare, renale ed epatico. Cambia anche la capacità di assimilare i principi attivi dei farmaci assunti. Per esempio: a differenza di una persona giovane, il fegato e i reni di un paziente anziano sono meno capaci si espellere sia le sostanze tossiche che i farmaci e i loro metaboliti. Questo spiega perché la maggior parte dei pazienti anziani soffre di insufficienza renale.
Stesso discorso per il fegato: diminuisce di struttura e con essa la possibilità di metabolizzare un farmaco, tanto che in età avanzata la potenza del fegato si abbassa al 40%.
Questi meccanismi fisiologici influiscono sul grado di assorbimento dei farmaci e, di conseguenza, sull’efficacia delle cure. In un quadro del genere, l’oscillazione del 20% in più o in meno su cui si fonda il principio di bioequivalenza tra farmaci generici e di brand può provocare pericolosi accumuli di principio attivo oppure, paradossalmente, limitare la concentrazione del farmaco.
Ovviamente, lo sviluppo di effetti collaterali nei pazienti s’incrementa con l’aumentare del numero delle prescrizioni, e se pensiamo che il paziente anziano ha sicuramente più patologie spesso curate con più medicinali contemporaneamente, è chiaro che il rischio di controindicazioni sale.
Un medico che deve curare un paziente anziano, quindi, prima di prescrivere un farmaco generico o di brand che sia, deve considerare numerose variabili: l’aderenza e la persistenza al trattamento, dal momento che spesso i farmaci non vengono assunti nel modo giusto, nella posologia prevista e nei tempi idonei; la specialità identificativa, o come nei blister vengono indicati i giorni della settimana; se il prodotto è in mono somministrazione; le ore del giorno in cui va somministrato. Un utilizzo non appropriato dei farmaci può essere responsabile dello sviluppo di effetti collaterali anche gravi e mortali.
“Nel fare il nostro lavoro”, dichiara il Prof. Fumagalli, “la prescrizione e l’attenzione sono più che mai importanti quando si tratta di prescrivere farmaci delicati con grandi possibilità terapeutiche ma, al tempo stesso, con grandi rischi in soggetti che hanno un equilibrio o un’omeostasi, per dirla in termine tecnico, ridotto come nei soggetti di età avanzata.”
L’intervento del Prof. Gallelli si concentra su un altro aspetto, spesso sottovalutato, che distingue i farmaci generici da quelli brand: la differenza degli eccipienti che veicolano il farmaco all’interno dell’organismo. Il Prof. Gallelli cita due lavori scientifici, uno di Miller nel 2001 e uno di Guln nel 2010, utili perché documentano come gli eccipienti giochino un ruolo importante in tutte le tappe farmacocinetiche, dall’assorbimento alla distribuzione del farmaco, fino alla loro escrezione e, dunque, il passaggio del farmaco per tutti i dipartimenti biologici.
A differenza di quanto si possa pensare, gli eccipienti svolgono un ruolo importante che condiziona anche le interazioni farmacologiche e la tossicità. Bisogna sottolineare questo aspetto perché spesso si sente dire che i pazienti possono essere allergici agli antibiotici, invece in molti casi si tratta di allergia agli eccipienti e non al principio attivo. Accade spesso con la saccarina che ha allergie crociate con i sulfamidici; e ancora: nei pazienti diabetici non dovrebbero essere somministrati alcuni eccipienti come il glucosio e il saccarosio.
Tutto questo ci dice una cosa: dagli eccipienti dipende l’efficacia del farmaco e la sua sicurezza, cioè lo sviluppo di effetti collaterali. Sono elementi da tenere in considerazione, specie per la cura di pazienti che possono avere delle predisposizioni, delle intolleranze o delle patologie che possono essere anche di natura genetica.
Di seguito, la videointervista al Prof. Fumagalli.