Forse ricorderete il clamore suscitato da uno studio pubblicato su Nature all’inizio del 2015 in merito all’oncologia: il cancro è causato dalla sfortuna. Secondo i dati emersi da quella ricerca, la sfortuna consiste nel fatto che le cellule di determinati organi subiscono maggiori trasformazioni e variazioni casuali di DNA rispetto ad altri. Ciò spiega, per esempio, perché il tumore al colon-retto è più frequente di quello alla faringe.
A poco meno di un anno, sempre su Nature ora appare un’altra ricerca che ribalta l’esito della precedente: il 70%-80% dei tumori è provocato da fattori ambientali e dallo stile di vita.
Un team di ricercatori della Stone Book University di New York guidato dal Prof. Yusuf Hannun ha analizzato il tasso di incidenza tumorale in diversi territori caratterizzati da una differente concentrazione di inquinamento ambientale. Ne è emerso che le aree più inquinate sono anche quelle dove si riscontra una maggiore incidenza di tumori: le persone che si trasferiscono da una regione a basso rischio a una ad alto rischio sviluppano in breve tempo tassi di rischio pari a quelli di altri cittadini di quel territorio.
Inoltre, tra i fattori che più contribuiscono a favorire lo sviluppo di un tumore ci l’uso delle lampade UV e il tabagismo.
Un risultato ovvio agli occhi di molti, specie di quegli oncologi che da sempre si impegnano a divulgare uno stile di vita virtuoso come presupposto alla lotta al cancro, ma al tempo stesso importante per due ragioni: ridimensiona il ruolo affidato alla casuale mutazione cellulare, e l’importanza della corretta prevenzione: attività fisica costante, dieta bilanciata, niente abusi di alcol e fumo.