Abbiamo già parlato dell’Ilva di Taranto in merito al ritrovamento di una preoccupante percentuale di piombo nelle urine degli operai. Oggi torniamo a parlare dell’Ilva attraverso l’intervista fatta all’oncologo Prof. Giuseppe Colucci, che ci aiuterà a fare chiarezza sulla situazione di Taranto rispetto al rischio oncologico.
Prof. Colucci, quello dell’Ilva di Taranto è diventato un caso internazionale, soprattutto per la preoccupazione riguardo il rischio oncologico. Ci aiuti a fare chiarezza.
Non c’è dubbio che la situazione sia inquinata e inquinante. Le polveri, innanzitutto le PM10 e le PM5 (quella ancora più sottile) che oggi c’è l’obbligo di monitorare perché sono particolarmente pericolose, effettivamente a Taranto hanno raggiunto livelli al di là della norma. Nonostante la diossina sia stata abbattuta dell’80%, cosa non detta dai giornali, è però ancora al di sopra dei limiti previsti dalla norma.
Quali sono le sostanze maggiormente pericolose?
Sono gli idrocarburi policiclici aromatici il cui leader è il Benzopirene, famoso e famigerato cancerogeno di fascia A mentre la diossina è un cancerogeno di fascia B. Infatti a Seveso non c’è stato un incremento significativo dei tumori. Quindi a provocare il cancro non è tanto la diossina; essa piuttosto viene utilizzata dalla stampa come uno specchietto per le allodole e per fare quindi maggior presa sul pubblico. Comunque la diossina è importante anche se a Taranto, come abbiamo già detto, è stata ridotta dell’80%.
I sistemi d’indagine attuale sono migliori?
Va chiarito che la situazione è molto, molto migliore rispetto a quella di dieci anni fa. Perché quindi è venuto fuori il problema? Perché oggi l’ARPAP, che è l’agenzia regionale di prevenzione ambientale, ha predisposto delle tecniche molto più sofisticate per studiare i livelli di inquinamento, specialmente nell’aria ma anche nell’acqua e nel terreno, a causa delle PM10, delle PM5 e degli idrocarburi. Ed ecco che con queste tecniche oggi otteniamo valori che 10 anni fa non si sapeva neppure come fare per rilevarli.
Qual è l’incidenza del cancro?
L’incidenza del cancro in generale, oltre che quello polmonare, è effettivamente aumentata. Non è importante se sia di 1 o 10 punti percentuali; l’incremento comunque c’è. Ma dobbiamo considerare che il cancro che emerge oggi viene da vent’anni fa; infatti il cancro non nasce in un anno, anche se l’ambiente è altamente inquinato, perché il tempo di latenza della formazione neoplastica è di 15/20 anni.
Quali sono i primi responsabili storici?
Oggi noi stiamo constatando una situazione provocata dall’ITALSIDER prima che dall’ILVA quando questa azienda era dello Stato e quando non c’erano molti mezzi per valutare i livelli di inquinamento né si faceva prevenzione. Quindi noi oggi stiamo pagando quello che non si è fatto 15 anni fa e 10 anni fa. In un certo senso i proprietari dell’ILVA, che io tuttavia non voglio giustificare, quando dicono che hanno fatto molto dicono il vero ma questo lo potremo sapere con esattezza solo tra 15 anni, quando e se vedremo che l’incremento del cancro comincia a calare.
Un allarme giustificato ma già noto da tempo?
Certamente. Era infatti già ampiamente annunciato per quanto riguarda l’ITALSIDER 20 anni fa. Se noi oggi vediamo, anche senza fare un registro dei tumori, che effettivamente a Taranto c’è molto più cancro che altrove, lo constatiamo dai reparti ospedalieri e tutti gli amici oncologi locali lo mettono in evidenza. Ma bisogna considerare attentamente, come io spesso ho evidenziato nelle mie conferenze, che esiste un macro ambiente e un micro ambiente che hanno una stretta relazione con il cancro. Noi parliamo solo del macroambiente mentre del micro non ne vogliamo parlare perché riguarda il nostro stile di vita.
Qual è l’incidenza del microambiente sui tumori?
Decisiva. Perché il lavoratore che fuma 20 o 30 sigarette al giorno e si procura il cancro polmonare sostiene che è stata l’ILVA a provocarglielo. Mentre noi sappiamo oggi, sempre da dati scientifici, che il 70% del cancro nasce per due motivazioni: l’alimentazione e il fumo. È ovvio che l’inquinamento ambientale è un co-fattore. Quindi se il soggetto 20/10 anni fa lavorava già all’ITALSIDER e successivamente all’ILVA con il benzopirene alto e fumava un pacchetto di sigarette al giorno, è evidente che ci ha messo del suo per contrarre il cancro.
Cosa bisogna ricordare ai cittadini sul macro e microambiente?
Bisogna ricordare che è il microambiente il responsabile della maggior parte dei tumori. Bisogna quindi fare un’azione preventiva per avere un ambiente sano, ma bisogna mettere altrettanto impegno nel prevenire, curare e bonificare il microambiente e cioè come si mangia, ciò che si mangia e soprattutto il fumo.
Cosa va sottolineato in conclusione?
Riassumendo ricordiamo che l’incidenza attuale di tumori ha origini 10/20 anni fa; che la situazione di inquinamento che constatiamo oggi è sicuramente migliorata, anche perché oggi disponiamo di tecniche di rilevamento talmente sofisticate da mettere addirittura in evidenza le PM5 e cioè le particelle al di sotto dei 5 micron di diametro che sono le più pericolose perché vanno direttamente negli alveoli polmonari.
Quindi prevenzione, attenzione e far sì che l’ILVA abbassi ulteriormente i livelli di inquinamento. Se tuttavia si vuole onestamente una mia opinione da oncologo, anche se può scandalizzare qualcuno, ipotizzare di chiudere l’ILVA è davvero un’idiozia impensabile in altri paesi industrializzati.