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In montagna dopo un ictus? Sì, con attenzione

Ictus cerebrale
Icus cerebrale - pixabay.com - Foto di Gerd Altmanna da Pixabay






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È possibile andare in vacanza in montagna dopo un ictus cerebrale? Sì, e A.L.I.Ce. Italia Onlus – Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale – ha divulgato la prassi da seguire per vivere la montagna in tutta sicurezza.

 

Ictus cerebrale in Italia e nel mondo

L’ictus cerebrale è una malattia grave e disabilitante che colpisce ogni anno nel mondo circa 15 milioni di persone, 150.000 solo in Italia. A oggi, quelle sopravvissute a un ictus con esiti più o meno invalidanti sono almeno 800.000.

Prima causa di invalidità, seconda di demenza e terza di morte, l’ictus colpisce in modo improvviso, inatteso e traumatico, ma è fondamentale conoscere i fattori di rischio per prevenirlo: ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo, sedentarietà ed alcune anomalie cardiache e vascolari.

 

Oltre a evitare e tenere sotto controllo i fattori di rischio, se l’evento traumatico si presenta, per assicurare una ripresa ottimale delle condizioni di salute è necessario seguire alcune regole nel periodo post ictus. Tra queste c’è la scelta della meta delle vacanze: sì alla montagna.

 

In montagna dopo un ictus cerebrale: a cosa fare attenzione

Se il mare non presenta rischi per chi ha sofferto di ictus cerebrale, la montagna sì. Più si sale in quota più diminuisce l’ossigeno nell’aria: a 3.000 metri la concentrazione è del 30%. Chi soffre di gravi ostruzioni coronariche dovrebbe dunque restare al di sotto dei 3.000 metri di quota o porsi questa altezza come limite massimo da non superare. Per questo è bene valutare la gravità della patologia: è sicuro andare in montagna se la malattia coronarica non è così grave da compromettere un maggior apporto di sangue al cuore come durante lo sforzo.

 

Uno dei pericoli maggiori in montagna è la disidratazione: il sangue diventa più spesso e fatica a circolare nei piccoli vasi sanguigni del cervello e del cuore; se a questo si aggiunge la carenza di ossigeno, ecco che aumenta il rischio per coloro che sono già stati colpiti da ictus o che presentano fattori di rischio cardio-cerebrovascolari.

 

Anche se in montagna si può trovare refrigerio, ricordiamo che i raggi del sole colpiscono con forza. È dunque fondamentale portare con sé abbastanza acqua da dissetarsi a piccoli sorsi a intervalli frequenti, anche se non si ha sete, per scongiurare la disidratazione, l’eccessivo affaticamento e i colpi di calore.

 

Cosa fare prima di partire

Dopo un ictus, prima di partire per le vacanze è doveroso rivolgersi al proprio cardiologo per valutare pro e contro della meta scelta e chiedere consiglio sulla terapia da seguire.

In linea di massima, chi è stato colpito da ictus cerebrale dovrebbe:

  •       Evitare di intraprendere viaggi lunghi e faticosi per raggiungere una località montuosa, soprattutto se sono trascorse soltanto quattro o cinque settimane dall’evento.
  •       Restare nelle vicinanze di casa, in un luogo da raggiungere senza stress.
  •       Accertarsi della presenza di un pronto soccorso nel luogo di destinazione.
  •       Portare con sé le medicine in quantità sufficiente e seguire la terapia prescritta dal cardiologo.

Fonte e approfondimenti: www.aliceitalia.org.


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