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Tripofobia: da dove nasce la paura dei buchi

Tripofobia, paura dei buchi
Tripofobia, paura dei buchi. - Fotolia






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Articolo aggiornato il 14 febbraio 2017.

 

C’è chi ha la fobia degli spazi aperti, chi di quelli chiusi e chi, invece, inorridisce di fronte a fori, buche e fessura. La paura dei buchi si chiama tripofobia.
La tripofobia non è riconosciuta come disturbo psichico, infatti è assente nel Manuale dei Disordini Mentali dell’Associazione Psichiatrica Americana, eppure è un disturbo molto comune tra numerose persone che, spesso, non sanno dare un nome alla repulsione o dei buchi. Le bolle di sapone, i fori di una spugna o quelli del formaggio svizzero, in genere trasmettono serenità, relax e appetito, eppure c’è chi inorridisce alla loro vista: perché?

 

Perché si ha paura dei buchi

Una ricerca condotta dall’Università di Essex correla la tripofobia all’evoluzione dell’uomo. Secondo gli studiosi, c’è una sorta di associazione involontaria – e relativa reazione di difesa – che una parte del nostro cervello attiverebbe nei confronti di animali ritenuti pericolosi per la nostra incolumità e caratterizzati da una superficie del corpo a fori.
Banalmente l’alveare è, se ci pensate, una forma aggregativa di buchi che può effettivamente destare timore in ognuno di noi se immaginiamo i possibili danni derivanti da un attacco congiunto di api. Lo stesso vale per la pelle di un rettile, il corpo di alcuni ragni, polpi e scorpioni. Sembra, dunque, che una parte del cervello delle persone soggette alla paura dei buchi attiverebbe involontariamente una reazione di ostilità e forte disagio, associando alla vista di fori la sensazione di pericolo imminente.

 

Le analisi necessarie allo studio della tripofobia sono state condotte sottoponendo immagini a contenuto tripofobico tanto a soggetti affetti da questa paura quanto a soggetti ad essa indifferenti, almeno teoricamente. Se nei primi si generavano vere e proprie reazioni forti, come attacchi di panico, nausea e mal di testa anche molto intensi, le persone che si erano dichiarate non tripofobiche manifestavano, a lungo termine, un certo fastidio di fronte ad immagini caratterizzate da ammassi di buchi.
Questa reazione fa supporre una potenziale tendenza tripofobica in ognuno di noi, mentre in alcuni soggetti la paura dei buchi arriverebbe a esiti eclatanti e in altri rimarrebbe latente.

 

Come si attenuta la tripofobia

L’uomo sarebbe quindi programmato per temere ciò che in un passato evolutivo poteva averlo danneggiato, come appunto l’attacco da parte di animali dalla caratteristiche ricordate. Al momento non esiste una cura per la tripofobia, e il consiglio non scientifico dei ricercatori inglesi è quello di desensibilizzarsi all’effetto della vista dei buchi sottoponendosi a sedute di visualizzazione di tante immagini piene di fori. Insomma: guardare i fori e soffrire per la paura dei buchi è terapeutico per smettere di temerli.

 

Fonti:
http://www.essex.ac.uk/news/event.aspx?e_id=5424
http://www.galileonet.it/articles/522eca72a5717a514800000e
http://www.scientificamerican.com/article/are-you-afraid-of-holes/


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