Gli interventi di medicina estetica e ricostruttiva sono sempre più richiesti per migliorare un aspetto del proprio corpo difficile da accettare. Ultimamente, però, nell’ambito della medicina estetica e della chirurgia plastica si sono verificate numerose situazioni potenzialmente pericolose per la salute fisica e psicologica del paziente. Pensiamo al caso delle protesi nocive al seno impiantate con la mastoplastica additiva, o alla richiesta di intervento di chirurgia estetica per rendere “normali” i tratti somatici dei bambini con la sindrome di down.
In tale contesto si inserisce il documento stilato dal Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) e reso pubblico lo scorso 5 luglio, che si pone l’obiettivo di sottolineare gli “aspetti bioetici della chirurgia estetica e ricostruttiva”, in sostanza delinea i confini della leicità etica e il rispetto della deontologia medica da parte dello specialista.
Laura Palazzani e Giancarlo Umani Ronchi del CNB, coordinato da Lorenzo d’Avack, hanno redatto un documento di sedici pagine diviso in due parti: la prima parte riguarda il rapporto medico – paziente, e la preventiva analisi fisico – psicologica per determinare se sia il caso o meno di ricorrere alla medicina estetica; la seconda parte invece affronta gli aspetti da tenere in considerazione in presenza di pazienti che richiedono interventi di chirurgia ricostruttiva perché hanno malformazioni congenite o hanno subito traumi demolitivi.
In entrambi i casi, spetta al medico estetico la responsabilità di decidere se accogliere o meno le richieste di chi si rivolge a lui, cercando in tutti i modi di ricorrere alla dissuasione ragionata se ritiene che non sia il caso di intervenire: un no secco servirà solo a far correre il paziente da un altro medico.
Questo è il testo dettagliato del documento stilato dal Comitato Nazionale di Bioetica.
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molto interessante…