È facile pensare alla secchezza oculare dovuta all’aria condizionata in estate, ma quanto ci si rende conto del rischio di occhio secco in inverno?
La sindrome dell’occhio secco riguarda un numero crescente di persone e nel corso degli anni aumenta con l’uso diffuso di pc, smartphone e altri dispositivi elettronici.
Per quanto sia grande la sua responsabilità, la tecnologia è solo una delle cause dell’occhio secco, le altre sono le cattive abitudini, i disturbi correlati a determinate malattie – come la sindrome di Sjögren – e le inadeguate condizioni ambientali.
In inverno, quando le temperature e l’umidità si abbassano, il film lacrimale che protegge i nostri occhi perde la sua parte acquea a favore di quella salina creando le condizioni favorevoli a disidratare la superficie oculare.
In ufficio, a casa e in generale al chiuso si può contrastare l’occhio secco facendo arieggiare gli ambienti per evitare il ristagno di microparticelle della polvere. Vi invitiamo, inoltre, a rileggere il post pubblicato poco prima dell’inverno e in cui abbiamo parlato del perché è importante usare l’umidificatore per i termosifoni: tra i motivi c’è anche l’efficacia nel prevenire la secchezza oculare. Attenzione al fumo di sigaretta, un agente esterno che compromette anche la salute degli occhi.
Occhio secco, molto più di un disturbo
Quando si parla di occhio secco si commette l’errore di considerarlo un disturbo passeggero e di poco conto risolvibile con metodi fai da te, come l’applicazione del collirio e delle lacrime artificiali. È una convinzione sbagliata. La condizione clinica riconosciuta dai medici è sindrome dell’occhio secco e, come tale, si tratta di una patologia riconoscibile da precisi sintomi e da curare con apposita terapia.
La sindrome interessa tutti, soprattutto a partire dai 40 anni, in particolare le donne specie se in menopausa. I sintomi della secchezza oculare sono occhi gonfi, rossi e irritati, sensazione di pulviscolo nella parte interna della palpebra, mal di testa, dolore alla congiuntiva, fotofobia, difficoltà di ammiccamento, cioè il naturale e impercettibile sbattere delle palpebre. La terapia dell’occhio secco è stabilita dal medico oculista in base allo stadio della secchezza e, nei casi gravi, può richiedere l’intervento chirurgico.