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Olio di palma? No, grazie. Ma perché?

Olio di palma
Olio di palma - Fotolia






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L’olio di palma è un grasso vegetale al centro di un acceso dibattito che ribadisce la sua pericolosità per la nostra salute. Perché è un grasso pericoloso? Come si può sostituire? Dove si trova? Cosa si sta facendo per limitarne il consumo?

 

L’olio di palma si ricava dal frutto dell’Elaeis guineensis, una pianta originaria dell’Africa e oggi presente anche in Malesia e Indonesia. Allo stato grezzo, l’olio di palma è ricco di antiossidanti e carotenoidi, precursori della Vitamina A; quando subisce la raffinazione necessaria per essere utilizzato nell’industria alimentare e cosmetica, l’olio di palma perde le sue componenti nutrizionali benefiche e diventa potenzialmente dannoso per la nostra salute.

 

Elementi nutritivi dell’olio di palma raffinato

100ml di olio di palma raffinato contengono 884kcal, 47% di grassi saturi, 39% di grassi monoinsaturi e 14% di grassi polinsaturi. Le calorie sono pari a quelle contenute nella stessa quantità di olio extravergine di oliva, la differenza sostanziale è determinata dalla presenza dei grassi, in modo particolare dal 47% di grassi saturi a catena lunga. Questa è la tipologia di grassi che ha la capacità di creare le placche che ostruiscono le arterie causando alcuni disturbi cardiovascolari. Inoltre, gli acidi grassi saturi sono ipercolesteromizzanti e aterogeni, cioè favoriscono l’aumento del colesterolo cattivo e dell’aterosclerosi.

 

Si dice anche che l’olio di palma è cancerogeno ma al momento non ci sono studi scientifici che supportano questa ipotesi. Piuttosto, si può affermare che l’olio di palma costituisce un fattore di rischio di cancro in concomitanza con l’eccessivo consumo di altri alimenti, come per esempio la carne rossa.

 

Olio di palma: dove si trova e come si può sostituire?

L’olio di palma è un grasso vegetale liquido molto usato nell’industria alimentare – da marchi a produzione tradizionale e biologica – perché costa poco, è estremamente versatile, non irrancidisce e ha un alto punto di fumo, dunque è usato sia per prodotti da forno che per i dolci, per alimenti cotti, precotti, confezionati e freschi, ed è anche molto usato nei ristoranti per friggere perché ha un punto di fumo più alto rispetto ad altri oli vegetali.

 

In alternativa all’olio di palma è consigliato usare l’olio d’oliva, di girasole o di mais. È quello che stanno facendo alcuni noti marchi dell’industria alimentare tra cui Biscotti Gentilini, Misura e Alce Nero. Si tratta di un cambio di rotta importante e, per certi versi, necessario.

 

Tutelare il consumatore, prima di tutto

A dicembre 2013, il Consiglio Superiore della Sanità belga ha riconosciuto la pericolosità dell’olio di palma e a dicembre 2014 è entrata in vigore la normativa europea sulla trasparenza delle etichette alimentari.

 

Noi consumatori siamo diventati molto più critici, attenti e interessati a mangiare bene per stare bene, stiamo imparando a scegliere alimenti sani oltre che buoni e a leggere l’etichetta che è sempre più chiara e comprensibile a tutti. In tal senso è stata decisiva la norma europea sulle etichette alimentari in vigore da dicembre 2014 che obbliga i marchi alimentari a specificare le sigle e le espressioni generiche presenti sulle etichette. Fino a meno di un anno fa, per esempio, tra gli ingredienti presenti sulle etichette dei prodotti alimentari non figurava l’olio di palma ma un più generico “olii vegetali”. Adesso, invece, si conoscono quali sono gli “olii vegetali” perché sono elencati tra parentesi, uno a uno, e quello di palma è onnipresente o quasi.

 

Ora che l’etichetta parla chiaro, l’industria alimentare non può ignorare l’attenzione dei consumatori e seguire strade alternative e più sane diventa necessario.

Quando facciamo la spesa dovremmo leggere attentamente l’etichetta, con pazienza e attenzione, e per velocizzare i tempi possiamo ricorrere, per esempio, ad app Edo che legge il codice a barra del prodotto e ci dice com’è fatto.


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