Articolo a cura dei Dietologi nutrizionisti Dott. Luca Naitana e Dott.ssa Anna Masi.
Mai come in questo periodo si è sentito parlare di olio di palma, dei suoi danni ambientali e della sua pericolosità per la salute umana.
L’olio di palma ricavato dalla spremitura del frutto delle palme, e l’olio palmistico ricavato dai semi delle stesse nelle varietà Elaeis Guinnensis, Elaeis oleifera e Attalea maripa, sono grassi saturi non idrogenati che hanno trovato un ampio impiego nell’industria alimentare, cosmetica e saponiera oltre che in quella agro energetica come combustibile, forte del loro basso costo, della loro versatilità e dell’alta produttività.
In particolare, l’80% di olio di palma prodotto viene impiegato nell’industria alimentare grazie ai suoi numerosi vantaggi: si conserva meglio rispetto ad altri grassi saturi quali il burro, apporta struttura al prodotto, ne aumenta la durata e ne preserva il gusto e, soprattutto, costa molto poco.
La composizione in acidi grassi dell’olio di palma è rappresentata da:
44,3% di grasso saturo Acido Palmitico
4,6% di grasso saturo Acido Sterarico
1,9% di grasso saturo Acido Miristico
38,9% di grasso monoinsaturo Acido Oleico
10,5% di grasso polinsaturo Acido Linoleico.
Ciò significa che più del 50% dei grassi dell’olio di palma sono grassi saturi ovvero i responsabili dell’aumento dei livelli di colesterolo e di coronaropatie. L’industria alimentare predilige l’impiego di olio di palma raffinato, ancor più dannoso, avendo perso il contenuto in beta-carotene, co-enzima Q10, vitamina A e vitamina E, capaci di arginare naturalmente gli effetti nocivi dei suoi stessi grassi saturi.
È di questi giorni la notizia che due grosse industrie alimentari, Misura e Gentilini, abbiano annunciato di prendere le distanza dall’olio di palma escludendolo dalle loro preparazioni. A loro si unisce il coro di ben 15 catene dei supermercati più noti iniziando il processo di riduzione e sostituzione del grasso inquisito. Dall’altra parte della barricata troviamo Aidepi, ovvero l’associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane, che scende in campo rivalutando il ruolo dell’olio di palma in quanto non più dannoso di altri grassi saturi quali, ad esempio, il burro.
In effetti, l’olio di palma non contiene colesterolo e il suo contenuto in acidi grassi saturi non supera quello di altri grassi commercializzati ed è sicuramente meno dannoso dei grassi idrogenati. Di per sé esso non rappresenterebbe dunque un pericolo tangibile per la salute pubblica, non fosse altro per la sua massiccia presenza nei prodotti confezionati di uso quotidiano. Gli stessi paesi produttori utilizzano l’olio di palma vergine nella loro alimentazione quotidiana ma esso ne rappresenta l’unica fonte di grassi saturi. Il problema sorge e si concretizza se riflettiamo sul fatto che il CRa-NUt (ovvero l’ex INRAN) ci fornisce come limite massimo di consumo quello pari a due biscotti al giorno; limite ampiamente e rovinosamente superato se facciamo mente locale sulla classica colazione dei bambini italiani e alle loro merende.
Da qualche mese Il Fatto Alimentare ha lanciato una petizione per l’abolizione dell’olio di palma dai prodotti presenti sui nostri scaffali, raccogliendo in pochissimo tempo un ampio consenso. Sostituire l’olio di palma con olio di mais, di girasole, oliva, soia è possibile e già molte industrie alimentari si sono mobilitate. Il Fatto Alimentare ha pubblicato 4 articoli dove elenca oltre 200 prodotti tra biscotti, creme spalmabili e snack, olio di palma free.
Il forte impatto ambientale rappresenta l’altro aspetto negativo legato all’olio di palma. La massiva deforestazione per la realizzazione delle coltivazioni di palma è responsabile dei numerosi danni all’ecosistema di vasti territori dell’Indonesia e della Malesia. Lo spazio vitale sottratto alle numerose specie animali quali oranghi, tigri, rinoceronti ed elefanti, sta conducendo alla loro inesorabile estinzione. Il WWF sta chiedendo ai consumatori di prestare più attenzione alle etichette escludendo dall’acquisto i prodotti contenenti l’olio di palma, al fine di arrestare il disboscamento di vasti territori asiatici.
Per maggiori informazioni, contatta il Dott. Luca Naitana.