È impossibile negarlo: la tecnologia accompagna ogni aspetto della nostra vita. E non esiste momento della giornata in cui non siamo connessi a qualcosa di tecnologico: smartphone, tablet, tv di ultima generazione, elettrodomestici che si accendono a distanza e chi più ne ha più ne metta.
Il “tech” viene in nostro aiuto anche in periodi delicati come quello della gravidanza. Le app che accompagnano la donna incinta in questo magnifico percorso verso una nuova vita sono parecchie. Tra le più amate c’è iMamma, che con le sue 230mila utenti uniche al mese e 2.000 nuove al giorno continua a riscuotere grandissimo successo. Permette, tra le altre cose, di contare i giorni che mancano al parto, ricordare appuntamenti ed esami da eseguire, ricevere suggerimenti sulla dieta o lo sport da fare col pancione.
Ma nel vasto panorama di app dedicate alla gravidanza e anche alla prima infanzia, la vera novità è WaterBirth, un’applicazione iOS dedicata al parto e, in particolare, a quello in acqua. È stata realizzata con il contributo incondizionato di Pharma Mum Italia ed è disponibile sull’App Store.
Sono sempre di più le donne che in Italia scelgono questa modalità dolce di parto e cresce il numero di strutture sanitarie che permettono di farlo. Fino all’arrivo di WaterBirth però c’era un limite, cioè quello che, in acqua, era impossibile valutare l’intensità delle contrazioni. In un parto tradizionale questo si può fare grazie all’uso delle apparecchiature che consentono di monitorare le contrazioni oltre che il battito cardiaco del bambino. Il cardiotocografo subacqueo permette di sentire solo quest’ultimo, ma non di rilevare le contrazioni della mamma. Ma WaterBirth apre un mondo tutto nuovo.
La partoriente indossa uno smartwatch e, con un semplice tocco, indica l’inizio e la fine di ogni contrazione. Inoltre, può specificare la sua intensità: alta, media o bassa. Nello stesso momento, il ginecologo o l’ostetrica possono osservare sullo smartphone la frequenza, la durata e l’intensità delle contrazioni della donna direttamente dalla vasca e, al contempo, tenere sotto controllo la sua frequenza cardiaca, pure rilevata dallo smartwatch, in modo da notare eventuali alterazioni. Uno studio condotto con WaterBirth all’ospedale Civico di Palermo ha evidenziato come il battito cardiaco delle donne che partoriscono in acqua sia più basso di quelle che fanno un parto normale.
Grazie alla app è inoltre possibile avere una media delle contrazioni in diversi archi temporali (ultimi 30 minuti, ultima ora, ultime 12 o 24 ore) e quindi analizzare l’andamento del travaglio e del parto. Grazie a WaterBirth il parto in acqua diventa più sereno perché la partoriente può essere monitorata attimo dopo attimo, così il personale può intervenire tempestivamente qualora qualcosa non andasse per il verso giusto. Il vantaggio fondamentale è che la donna non è costretta ad uscire dalla vasca per essere controllata e può quindi continuare a beneficiare dei vantaggi dell’acqua calda.
Per conoscere meglio WaterBirth, visita www.pharmamum.it.