Lo scorso 16 marzo è ricorsa la Giornata mondiale del sonno, un evento annuale che in qualche modo ci prepara all’ora legale, quest’anno in arrivo sabato 24 marzo. Il legame tra i due eventi è presto detto: la qualità del sonno influenza quella della vita quotidiana, e spostare un’ora avanti le lancette dell’orologio può compromettere l’equilibrio del ritmo circadiano.
Cos’è il ritmo circadiano? Come ci suggerisce l’etimologia latina circa diem, l’espressione significa letteralmente intorno al giorno. Si tratta del ritmo che influenza, per esempio, l’alternanza sonno-veglia. È il cosiddetto orologio biologico che ci fa aprire gli occhi un secondo prima che suoni la sveglia e rende sonnolenti sempre alla stessa ora, a prescindere dalle attività svolte durante la giornata.
Il cambio dell’ora è un piccolo terremoto che scompagina questo ritmo cadenzato. Accade due volte all’anno – a fine marzo e a fine ottobre – e ogni volta crea piccoli e grandi malesseri in milioni di persone nel mondo.
L’ora legale può fare male
Sebbene possa sembrare una questione di poco conto, lo scorso mese una delegazione di europarlamentari ha discusso sull’opportunità o meno di cambiare l’ora due volte l’anno perché, oltre a noti benefici economici, portare su e giù di un’ora le lancette dell’orologio può provocare danni alla salute.
Non solo difficoltà di concentrazione, spossatezza, mal di testa, abbassamento del tono dell’umore: il ritorno dell’ora legale aumenta il rischio correlato di infarto. Lo conferma uno studio pubblicato su Open Heart secondo il quale il lunedì successivo al ritorno dell’ora legale la probabilità di avere un attacco cardiaco aumenta del 24%.
Il benessere del sole
C’è anche un aspetto positivo del ritorno all’ora legale: l’ora di luce in più migliora l’umore, favorisce la vita all’aria aperta e la sensazione di avere più energia da usare per fare sport e altre attività ricreative.
È quindi necessario pazientare qualche giorno o qualche settimana per abituarsi ai nuovi ritmi e godere appieno della primavera.