La settimana nazionale contro i tumori promossa dalla LILT – dal 23 al 29 marzo –vuole diffondere i corretti stili di vita che aiutano a prevenire la malattia. L’invito dell’iniziativa è “passaparola!”, un metodo efficace per sensibilizzare chi ancora non dà ascolto alle comunicazioni istituzionali.
Tumore al seno e scelte radicali
La LILT volge la sua attenzione a tutte le tipologie di tumore, ma noi vogliamo riservare una riflessione particolare al tumore al seno. Di certo ricorderete la scelta radicale di Angelina Jolie che si è sottoposta alla mestectomia preventiva per evitare il rischio di tumore alla mammella. In questi giorni, l’attrice americana ha catalizzato l’attenzione dei media per un’altra decisione altrettanto radicale e coraggiosa: l’asportazione delle ovaie per allontanare il pericolo di un cancro.
Cosa significa ricorrere a questo tipo di operazioni, quali sono i rischi e cosa bisogna sapere della mastectomia sono considerazioni che l’oncologo Dott. Paolo Fontana approfondirà in uno dei prossimi articoli. Adesso, invece, affrontiamo la tematica con un approccio più ampio per capire qual è uno dei fattori che avvia la formazione tumorale e raccontare la reazione di alcune donne che convivono con questa malattia.
La conoscenza è potere
Angelina Jolie conclude l’intervista rilasciata al New York Times con questa affermazione: la conoscenza è potere. Aggiungiamo che conoscere significa fare corretta prevenzione.
Del cancro al seno, per esempio, è importante sapere che la componente genetica, dunque ereditaria, ha un’incidenza importante. Vuol dire che, in caso di familiarità con la malattia, aumenta la probabilità di ammalarsi di cancro. Nella famiglia della Jolie tre donne sono morte per il tumore al seno e, grazie all’informazione, lei sa di essere esposta allo stesso rischio. Per avere un dato oggettivo ha fatto un test genetico, disponibile anche in Italia, per sapere se c’è o meno la presenza di mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, responsabili del cancro del seno e dell’ovaio, mutazione che indica un rischio compreso tra il 50% e l’80%. La decisione di asportare le ovaie dopo 2 anni dalla mastectomia dimostra che la Jolie era molto esposta anche al pericolo di un cancro alle ovaie.
Prevenzione dei tumori femminili: cosa accade in Italia?
aBRCAdabra non è una formula magica ma il nome che circa 30 donne hanno dato al proprio gruppo: tutte hanno in comune la mutazione nei due geni Brca1 o Brca2 (BReast CAncer Susceptibility Gene) che le espone – proprio come Angelina Jolie – a un rischio molto più alto rispetto alle altre donne di sviluppare un tumore al seno (60-80%) e alle ovaie (20-40%) nel corso della vita.
Cosa fa aBRCAdabra per combattere il tumore al seno? Si è formato come gruppo di lavoro nazionale sotto l’égida di Europa Donna e diventerà la prima associazione in Italia di donne portatrici di mutazione Brca.
Gli obiettivi che persegue sono: definire linee guida nazionali, facilitare l’accesso a percorsi chiari di cura e standardizzati in tutta Italia, istituire un registro di donne italiane che fanno il test genetico. Il dettaglio delle iniziative è nell’articolo che D.repubblica.it ha dedicato ad aBRCAdabra.
A questo, aggiungiamo che il gruppo di donne unite dalla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 promuove le iniziative volte a ottenere cure più facili e accessibili, come il sostegno alla mozione presentata lo scorso luglio al Consiglio regionale della Lombardia per abolire il ticket per le donne con comprovato alto rischio di tumore al seno e alle ovaie.