Di fronte a una scommessa o a un investimento che ha pari possibilità di perdita o guadagno, tu cosa fai: rischi o rinunci? Molto probabilmente, rinunci.
È la risposta a cui è giunta un’equipe di neuro scienziati cognitivi del San Raffaele dopo uno studio neurologico per determinare la causa della cosiddetta avversione alle perdite, ossia la propensione al rischio.
Quando si deve scegliere se rischiare o meno, la decisione è presa dall’amigdala. L’amigdala è una complessa struttura a forma di mandorla situata nella parte più profonda del cervello. Nell’amigdala si racchiudono gli istinti atavici legati alla paura, quegli istinti che, inconsciamente, lanciano il segnale di scappare davanti ai pericoli o combattere per avere vantaggi da situazioni critiche.
Attraverso una sofisticata risonanza magnetica, i neuro scienziati del San Raffaele hanno osservato i comportamenti dei volontari a cui sono state sottoposte delle scommesse. Molte delle scommesse presentavano pari possibilità di perdita e di guadagno, e i volontari erano liberi di accettare o rifiutare. Lo studio ha rilevato che, di fronte a situazioni di rischio con il 50% di vincere e 50% di perdere, i volontari hanno scelto di non rischiare. Non solo: chi ha un’amigdala più grande è meno propenso a rischiare.
Perché? Perché il nostro cervello, o meglio l’amigdala, dà più peso alle perdite che alle possibilità di guadagno. Questo processo, su larga scala, spiegherebbe l’aggravarsi dell’attuale crisi economica: si preferisce mantenere ciò che si ha piuttosto che investire, pur sapendo di guadagnare. E non a caso, la ricerca italiana pubblicata sul Journal of Neuroscience ha avuto il supporto finanziario della Schroders, il più grande gruppo al mondo di fondi di investimento e risparmio.
L’amigdala invia impulsi che per secoli ci hanno protetto dai pericoli e hanno permesso la nostra sopravvivenza come specie. Eppure, a quanto pare, sta avendo un eccessivo controllo sugli investimenti e sul prolungarsi della crisi economica. Bel paradosso, non ti pare?