Condizioni d'uso

Marcello Greco


Istruzione/Formazione

16/10/2011
Altri titoli - Diploma di COUNSELOR
presso: Centro Studi Sergio De Risio (Sede di Lecce)
L\'accostamento della formazione in nutrizione e in counselling crea la nuova figura del COUNSELOR NUTRIZIONISTA. Il counselling nutrizionale è un approccio innovativo che applica le competenze di base del counselling per educare ad una corretta alimentazione. Tale approccio nasce per render più completa ed efficace la dietoterapia prescrittiva, il cui limite principale è dato dalla difficoltà di conservare nel tempo i risultati raggiunti con la dieta. Se nella dietoterapia prescrittiva, infatti, la persona è chiamata unicamente ad applicare le indicazioni alimentari dell’esperto cui “delega la propria salute”, nel counselling nutrizionale la stessa è coinvolta in un percorso di apprendimento attivo di regole alimentari corrette. Utilizzare tecniche di counselling non vuol dire modificare il rapporto che il professionista ha con il proprio paziente, ma significa valorizzarlo con modalità più personalizzate, sfruttando un metodo maggiormente strutturato e raffinato nel fornire informazioni e aiuto alla persona con comportamenti a rischio. Nasce una nuova generazione di dietisti, che potremmo definire counselor nutrizionisti, con nuovi strumenti in grado di monitorare il processo educativo, in grado di conoscere e adeguarsi al punto di vista del cliente rispetto all’educazione terapeutica, e soprattutto di mettere a fuoco le reali esigenze del cliente stesso. Presso il XXXIII Congresso Nazionale S.I.N.U (Società Italiana di Nutrizione Umana) il counselling nutrizionale viene così definito: “Il counselling nutrizionale è un’attività di competenza relazionale caratterizzata essenzialmente da un’impostazione non direttiva volta all’autonomia e alla responsabilizzazione del soggetto. Presupposti fondamentali dell’intervento nutrizionale diventano da un lato il superamento dell’approccio dietetico di tipo “prescrittivo”, dall’altro l’impostazione di una relazione intimistica col paziente per il raggiungimento della quale si richiede al Dietista una buona conoscenza delle tecniche della comunicazione e dell’assertività”. In definitiva, il counselling per l’educazione alimentare è in grado di affiancare il soggetto nel cambiamento di stili di vita scorretti; il suo punto di forza è la formazione del paziente piuttosto che la prescrizione della terapia, così che l’individuo divenga, come detto, protagonista del percorso. L’obiettivo del dietista non sarà semplicemente definire l’oggetto dieta, ma capire il soggetto da “mettere a dieta”: il suo stile di vita, la sua cultura personale fatta di giudizi e pregiudizi, la sua provenienza, il suo credo, nonchè lo sviluppo elle abitudini alimentari sin dall\\\\'infanzia e determinate dai genitori. Non basta l\\\\'anamnesi clinica, occorre ricostruire tutta la storia del paziente. Lavorare sulla storia della persona protagonista e diretta interessata al piano dietoterapeutico, implica un costante e continuo sforzo per coinvolgerla in tutte le decisioni che la riguardano, dal momento che l\\\\'efficacia del trattamento dipende totalmente dalla consapevolezza con cui esse sono state prese. Come ogni altra forma di counselling, quello nutrizionale può essere rivolto al singolo cliente o al gruppo.

25/11/2006
Laurea breve (3 anni) - Laurea in DIETISTICA
presso: Università Cattolica Del Sacro Cuore, Sede di ROma
.Di dietetica ormai se ne parla dovunque: in tv, sui giornali, alla radio, sui libri, nelle scuole, nei comuni, nelle piazze, nelle famiglie, su manifesti, sui blog, su internet in generale. Se ne parla sempre quasi fosse qualcosa di anormale, quasi sempre come un problema da risolvere, il male del secolo. C’è chi collega il termine dietetica alla presenza di patologia, o addirittura a qualcosa per gente eccentrica, per “fissati”, o una materia d’élite. Eppure è un termine dal significato così semplice e naturale, così vitale e scontato. Andiamo per ordine: ovviamente la dietetica è una disciplina che nello specifico si occupa di nutrizione, studia cioè gli alimenti, la loro composizione ed interazione, la loro funzione nel nostro organismo. La radice del termine è “dieta”, che etimologicamente parlando deriva dal greco “dìaita” (δίαιτα), letteralmente “STILE DI VITA”. Infatti, anche se tendenzialmente utilizziamo questo termine per indicare regimi dimagranti o ipocalorici, l’alimentazione, e quindi la dieta, investe una sfera di comportamenti complessi che hanno non solo lo scopo di soddisfare il bisogno energetico e l’apporto in principi nutritivi necessari a vivere, ma che puntano anche a soddisfare i nostri sensi non discostandosi mai dalla nostra tradizione e cultura. Nei paesi occidentali ricchi, soprattutto nel corso dell’ultimo secolo, lo stile alimentare si è progressivamente discostato dallo schema tradizionale dell’alimentazione dell’uomo per privilegiare cibi che un tempo erano mangiati solo eccezionalmente, come molti cibi animali (carni e latticini), o che non erano neanche conosciuti, come lo zucchero, le farine molto raffinate (come si riesce a ottenerle solo con le macchine moderne), gli oli raffinati (estratti chimicamente dai semi o dai frutti oleosi), o che addirittura non esistono in natura (come certi grassi che entrano nella composizione delle margarine, o come certi sostituti sintetici dei grassi che non essendo assimilabili dall’intestino consentirebbero, secondo la pubblicità, di continuare a mangiare schifezze senza paura di ingrassare). Questo modo di mangiare sempre più “ricco” di calorie, di zuccheri, di grassi e di proteine animali, ma in realtà “povero” di alimenti naturalmente completi, ha contribuito grandemente allo sviluppo delle malattie tipiche dei paesi ricchi: l’obesità, la stitichezza, il diabete, l’ipertensione, l’osteoporosi, l’ipertrofia prostatica, l’aterosclerosi, l’infarto del miocardio, le demenze senili, e molti tumori, fra cui i tumori dell’intestino, della mammella, della prostata. Molti professionisti della nutrizione (a volte anche “professionisti improvvisati”) oggi sono ricchissimi di conoscenze biologiche e farmacologiche, ma paradossalmente sembrano sapere sempre meno di nutrizione e hanno non poche responsabilità nell’impoverimento della nostra alimentazione “ricca”. Sono convinti che la chimica e la biologia moderna siano sufficienti a guidare le scelte alimentari dell’uomo, e mentre rincorrono affannosamente nuove tecniche per rispondere a quesiti sempre più fini sui meccanismi molecolari che sottostanno alle funzioni complesse della vita, anche per modificarli con farmaci specifici, spesso dimenticano gli esperimenti di ieri, necessariamente più grossolani, ma certo più vicini alla realtà della vita. Molte informazioni dietetiche non sono che pregiudizi, derivanti da una lettura superficiale della composizione chimica degli alimenti, e da una visione troppo semplicistica dell’infinita complessità del cibo, della natura e dell’organismo umano. Ma il cibo è più della somma dei nutrienti che lo compongono e una dieta è più della somma dei cibi che la compongono; di conseguenza, una cultura culinaria è più della somma dei menù ad essa riconducibili ed abbraccia l’insieme delle abitudini alimentari e delle regole non scritte che governano la relazione di una persona con il cibo e con l’atto di mangiare. Consumare cibo di qualità non significa semplicemente consumare qualcosa che sia “più buono” di altri possibili elementi nutritivi in grado di ingenerare un senso di sazietà nell’individuo, ma significa compiere una serie di esperienze, non ripetibili altrimenti: in primo luogo l’esperienza sensoriale del gusto; in secondo luogo l’esperienza culturale dettata dalle tradizioni. Una dieta sempre meno concepita come forma di piacere, rito collettivo e conviviale, è tutt’altro che stuzzicante e salutare. Ma nel nostro conteso sociale, in cui le scelte gastronomiche sono sempre più ridotte a risposte meccaniche alle sollecitazioni della pubblicità e dei tempi frenetici della vita quotidiana (quasi un riflesso condizionato delle pressioni che stanno modificando strutturalmente la vita delle persone), sembra non ci sia stato ancora il tempo per elaborare strategie di risposta e adattamento, un compromesso tra i vecchi e di certo più salubri stili alimentari e le nuove scoperte scientifiche, tra i cibi della tradizione locale e i nuovi d’importazione, tra una cultura da conservare ed un’altra da accogliere come forma di arricchimento. Per quanto detto, la dietetica è molto più del semplice studio degli alimenti: racchiude un mondo intero, una filosofia che si amalgama con tutte le filosofie, una scienza principio di ogni scienza perché alla base della vita, un’intera cultura sociale attorno alla quale nascono e crescono popolazioni.



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