In Italia 10 milioni di persone hanno un’intolleranza alimentare, e 600 mila bambini e 1,3 milioni di adulti sono allergici a un alimento. Eppure, a sentire le conversazioni tra amici, parenti e conoscenti, sembra che tutti abbiano qualche problema con il cibo.
È una sensazione che si spiega con la tendenza di circa 8 milioni di persone di cedere al condizionamento psicologico per cui qualsiasi malessere comune – mal di testa, stanchezza, pesantezza, difficoltà a dimagrire – è riconducibile a un’intolleranza o allergia alimentare.
Il passo immediatamente successivo all’autosuggestione è il ricorso a improbabili test che non hanno nulla di scientifico ma promettono una diagnosi efficace, veloce e veritiera in tempi più o meno veloci. Gli esperti della Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica (Siaaic) chiamano questi Test alternativi e, di conseguenza, fuorvianti.
I test alternativi sono il test del capello, del test su cellule del sangue, del test della forza, del VEGA Test, la biorisonanza e il Pulse test (o del riflesso cardiaco auricolare). Il Dott. Mario Di Gioacchino, vicepresidente Siaaic, sottolinea che i rischi di una tale abitudine tanto in voga da assumere le sembianze di una moda:
Sprecare denaro. Chi è convinto di avere un’intolleranza o allergia alimentare spende cifre che arrivano anche ai €400 per sottoporsi a test innovativi ma inutili.
Avere esiti positivi per dare certezza dell’efficacia. Secondo gli esperti Siaaic, i Test alternativi danno spesso esito positivo per rassicurare il paziente sulla capacità di diagnosi e, dunque, sull’efficacia del metodo.
Sottovalutare un’eventuale disturbo reale. Dal punto precedente, deriva l’ostinazione a provare vari test nella speranza di avere la conferma alle proprie convinzioni. Ciò può generare il rischio di mettere da parte o ignorare la necessità di svolgere esami diagnostici davvero utili a scovare la vera natura del malessere.
In presenza di disturbi e ripetuti malesseri, invece di cedere alle novità diagnostiche fai-da-te, gli esperti Siaaic consigliano di rivolgersi esclusivamente a un medico allergologo, l’unico professionista in grado di valutare l’effettiva presenza di un’intolleranza alimentare attraverso test scientificamente vagliati.
Inoltre, la Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica, ha realizzato delle linee guida destinate ai medici per aiutarli nel processo diagnostico, ai cittadini per educarli a riconoscere le differenze tra intolleranze e allergie alimentari reali e illusorie, e ai ristoratori che, sempre più spesso, hanno la necessità di rispondere alle esigenze di persone davvero intolleranti o allergiche e non sanno come farlo, o rinunciano per paura di eventuali denunce in caso di malessere del cliente.
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Articolo molto interessante, effettivamente ormai le persone che credono di avere un’intolleranza alimentare sono moltissime, ma bisognerebbe verificare con degli esami se questa convinzione sia veritiera o solo dovuta al condizionamento e alla disinformazione.
A questo proposito ho trovato molto utile la spiegazione di un portale medico, dottori.it, dei diversi test seri che esistono, con la differenza tra test per le intolleranze e per le allergie.