Articolo a cura del Dott. Francesco Candeloro.
A volte capita di essere affetti da una serie di disturbi piuttosto comuni, come stanchezza cronica, forme lievi di depressione, improvvisi cambiamenti del peso, insonnia, mal di testa, dermatiti e capogiri, che non trovano alcuna giustificazione plausibile. In questi casi viene spesso presa in considerazione la possibile esistenza di un’intolleranza alimentare che studi europei stimano in una percentuale attorno al 13% nei bambini e al 10% negli adulti. Ma cosa significa avere un’intolleranza alimentare, e qual è la differenza con l’allergia?
L’allergia è una risposta eccessiva su base immunitaria, cioè mediata da anticorpi IgE che, a contatto con un determinato alimento, rilasciano una sostanza allergizzante, nota come istamina, tramite le cellule mastociti su cui si trovano legati. In Italia l’allergia alimentare coinvolge l’1-2 % della popolazione adulta, e il 3-7% dei bambini in cui, tuttavia, si riduce nell’età scolare.
L’intolleranza non coinvolge il sistema immunitario, e si manifesta quando l’organismo non riesce più a digerire e ad assimilare correttamente una determinata sostanza alimentare. Inoltre, mentre gli individui allergici devono astenersi completamente dall’assunzione della sostanza che scatena i sintomi, alcune volte anche importanti, i soggetti intolleranti possono comunque assimilare quantità ridotte dell’alimento a cui risultano intolleranti, con eccezione di coloro che sono intolleranti al glutine e ai solfiti contenuti in alcuni vini.
Una forma definita pseudoallergia è attribuita alla mancanza della lattasi, l’enzima necessario alla digestione del latte la cui carenza – che generalmente comincia ad instaurarsi dopo i primi 4-8 anni dalla nascita – può provocare vomito, diarrea, o più banalmente senso di gonfiore addominale e di pienezza post-prandiale. In Italia il 60% della popolazione è intollerante al lattosio, ma 3 persone su 4 non sospetta di esserlo, e continua ad assumerlo sottovalutando il proprio problema.
In questi soggetti, in cui l’intolleranza può essere dimostrata attraverso un semplice test del respiro, va ricordato che non è sempre necessario eliminare drasticamente i latticini: i formaggi stagionati hanno lattosio in quantità ridotte, e lo yogurt contiene dei batteri capaci di produrre l’enzima mancante. Attenzione anche ai cibi di fabbricazione industriale che spesso contengono lattosio. Chi è intollerante al lattosio deve eliminare del tutto i derivati del latte per almeno due mesi; dopo questo periodo è utile provare ad assumere nuovamente piccole quantità di latte, ma se i sintomi ricompaiono occorre sospendere a tempo indeterminato l’assunzione di latte e latticini, avendo cura di provvedere alla supplementazione di calcio, magnesio e vitamina D.
Le intolleranze alimentari originano come conseguenza dell’eccessivo introito di alcuni cibi verso i quali la persona presenta una predilezione particolare: il primo consiglio dunque per evitare le intolleranze, o limitarne le conseguenze, è di non mangiare gli stessi cibi tutti i giorni, e in particolare quelli che piacciono molto. Infatti qualsiasi alimento consumato in dosi eccessive, soprattutto in periodi di stress o malattia, può risultare non ben tollerato, dal momento che in queste situazioni sono particolarmente affaticate sia le funzionalità digestive che le difese immunitarie.
Dopo aver fatto chiarezza tra allergia e intolleranza alimentare, nel prossimo articolo parlerò dei sintomi specifici di alcune delle intolleranze più comuni.
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