I capelli non sono un semplice ornamento della persona, ma una parte importante del corpo con una valenza sia estetica e biologica sia interiore, dal momento che toccano una dimensione profonda in ciascuno di noi.
I capelli parlano di noi: taglio, colore e trattamento scelti definiscono la nostra personalità e ci rappresentano, per questo conferiamo loro importanza e valore. Attraverso i capelli è possibile esprimere un’immagine ideale di sé e, in quanto tale, spesso diversa da quella reale. Ogni donna e ogni uomo può percepire i propri capelli come un annesso estraneo a sé, proprio perché li investe di significati e valori che vanno oltre l’oggettiva appartenenza fisica e biologica: se i propri capelli sono ereditati da una madre con cui si hanno cattivi rapporti, è molto probabile che saranno rifiutati e non riconosciuti come propri.
I filtri d’amore, il malocchio e altri incantesimi della magia bianca e nera richiedono un ciuffo di capelli della persona verso cui indirizzare il sortilegio, e ciò non accade a caso: il capello racchiude l’essenza di una persona, come abbiamo già detto, manifesta l’identità del singolo.
Capelli tra personalità e riconoscimento sociale
Tanto le donne quanto gli uomini, tutti hanno cura dei propri capelli, è un comportamento che contraddistingue la civilizzazione umana da altri animali selvaggi che lasciano la propria capigliatura, o i propri peli lunghi, allo stato naturale senza ricorrere ad alcun trattamento.
A loro volta, uomini e donne adottano codici uguali o diversi per manifestare la propria personalità ma anche la propria appartenenza sociale.
Pensiamo alle acconciature sofisticate proprie di uomini e donne dell’alta classe sociale nella Francia tra ‘700 e ‘800, quando le parrucche scultura annullavano la distinzione tra i sessi e rimarcavano l’identificazione di una persona con una determinata classe sociale.
Ci sono, di contro, acconciature estreme scelte per esprimere una posizione di protesta verso il potere costituito, certi valori e altre classi sociali. È il caso dei colori sgargianti delle creste punk, dei dread rasta maschili e femminili, e del capo rasato delle donne che in tempi remoti denotava una forma di umiliazione pubblica e perdita di potere seduttivo, tanto che ad essere rasate erano le streghe messe al rogo, e che oggi rappresenta un ulteriore forma di protesta verso il concetto stereotipato di femminilità e seduzione.
Articolo a cura della Dott.ssa Marcella Cannalire, Specialista in Psicoterapia, in collaborazione con la psicologa Dott.ssa Monica Felisetti.