Dopo la segnalazione della LAV – Lega Antivivisezione – e la conferma delle analisi condotte dall’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero della Salute ha disposto il ritiro dal commercio di alcuni capi d’abbigliamento moda per bambini contenenti un’eccessiva concentrazione di sostanze cancerogene.
Cromo esavalente, cromo trivalente e formaldeide sono i tre composti rilevati in quantità ben oltre i limiti consentiti dalle Direttive Europee perché espongono al rischio di cancro e importanti disturbi delle pelle.
I capi incriminati sono finora due: un giubbotto con cappuccio di pelliccia di coniglio, della linea Blumarine baby codice: 357PN11 69661 COL.22616 CLG: 387 152 727 515) e una coperta da culla interamente di lana di agnello, marca Christ ((codice V10004).
Nei due capi di abbigliamento sono state riscontrate sostanze cancerogene in questa misura:
Cromo esavalente. Nel giubbotto da bambina 37,3 mg/kg e nella coperta da culla 27,1mg/kg: il livello massimo di sicurezza raccomandato dal Regolamento UE 301/2014 è di 3 mg/kg.
Cromo trivalente. Questa sostanza si assorbe attraverso il sudore e provoca effetti sensibilizzanti della cute che facilitano la manifestazione di malattie dermatologiche, come l’insorgenza dell’eczema. Per questo l’ISS raccomanda un uso pari a 18mg/kg, mentre nei capi sotto accusa è pari al 168mg/kg.
Quali sono le caratteristiche che rendono un abito sicuro per i bambini?
Made in Italy certificato: la filiera 100% italiana rispetta alti standard di qualità che garantiscono la sicurezza del consumatore, soprattutto dei bambini.
Prezzo medio-alto: l’etichetta interna e il cartellino esterno degli abiti possono essere contraffatti, ma un autentico capo di abbigliamento 100% Made in Italy ha un prezzo medio-alto, mai troppo basso; il contrario sarebbe sinonimo di scarsa qualità delle materie prime, del tessuto, del processo di lavorazione e del non rispetto degli indici di sicurezza per la salute della pelle e non solo.
Contatti della filiera produttiva: indirizzo, numero di telefono, e-mail, fax e qualsiasi altro recapito presente sull’etichetta o la confezione degli abiti per bambini consentono ai genitori di contattare chi ha prodotto l’indumento per segnalare eventuali disturbi manifestati dal bambino.