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Prof. Dr Fernando Aiuti

Medico Chirurgo Specializzato in Allergologia e Immunologia Clinica

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laurea

    20/11/1961 - MEDICINA E CHIRURGIA (ROMA "LA SAPIENZA")

    Iscrizione all'albo

    06/06/1962 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di ROMA (Ordine della Provincia di ROMA) n. 14908

    Abilitazione

    1962 /1  - Medicina e Chirurgia (ROMA "LA SAPIENZA")


L’esame delle urine può rivelare una presenza non patologica di batteri

Scritto da
Prof. Dr Fernando Aiuti

Pubblicato il
10/08/2012

L’esame delle urine. Un'analoga situazione diagnostica, come per il tampone vaginale, si può avere con l'esame delle urine quando nel reperto si trovano dei batteri come ad esempio il proteus o l’escherichia coli.

In questo caso bisogna distinguere il tipo di batterio perché c’è differenza tra stafilococchi o streptococchi e i coliformi che possono provenire dall'inquinamento esterno.

È vero che la raccolta delle urine per l’esame dovrebbe avvenire sempre dopo la seconda minzione, ma a meno che non si faccia un cateterismo, è difficile documentare come patologica la presenza di colonie di coliformi che possono trovarsi anche nella mucosa perianale o periuretrale.

 

La ripetizione dell’esame delle urine. È comunque fondamentale che il reperto sia convalidato da un altro reperto ottenuto a distanza di una settimana.

Il problema è tuttavia nelle colonie di batteri che si possono sviluppare nell'ordine di 1 milione per millimetro cubo e una quantità così elevata di germi presenti nelle urine ha sicuramente una valenza patologica.

Questa comunque deve essere accompagnata da un’alterazione dei parametri normali dell’esame delle urine e cioè ad esempio le emazie fino a 5 per campo, i leucociti più di 20, la presenza di proteine (proteinuria)  ma più che altro quella di un tappeto di leucociti.

Se questi non risultano nelle urine o comunque le cellule epiteliali si evidenziano nelle urine, l'isolamento di un’escherichia coli o di una candida o anche di anerobi non ha un significato patologico.

 

La necessità della triade. Deve essere quindi sempre presente una combinazione tra un sintomo clinico, come cistite o bruciore, o anche minzione frequente, e la presenza di una tappeto di leucociti rilevato nell’esame delle urine; infatti i germi da soli possono essere aumentati anche transitoriamente perché molto spesso le urine vengono portate nei laboratori a distanza di alcune ore dal prelievo, poi restano in attesa per altro tempo ed è facile che si proceda ad esaminarle dopo diverse ore e la quantità di germi si può essere moltiplicata.

In conclusione bisogna sempre considerare che per la patologia deve sempre esserci l’evidenza della triade: presenza di segni clinici, presenza di alterazioni all'esame delle urine e poi anche l'eventuale isolamento dei germi.

 

La terapia da evitare. La terapia non deve quindi essere prescritta se il soggetto all’esame delle urine ha soltanto una presenza di batteri inferiore ai 100.000 al mm cubo di proteus, di coliformi o anche di candida. Naturalmente è importante che il medico di famiglia valuti la situazione qualora l'episodio si ripeta, anche considerando che le infezioni delle vie urinarie sono importanti perché possono diventare anche infezioni dell'uretere e dei calici renali e quindi svilupparsi in pielonefriti.



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