1980 - Laurea in Psicologia - indirizzo applicativo (Roma)
08/11/1990 - Albo degli Psicologi del Lazio (Ordine degli Psicologi del Lazio) n. 1943
Esercizio dell'attivita psicoterapeutica
Scritto da
Dott.ssa Paola Vinciguerra
Pubblicato il
27/03/2013
Sarebbe scontato dire che Facebook ha invaso le nostre vite. Storie del tipo: serata romana a San Lorenzo, brindisi post cena con i vecchi colleghi di lavoro, ognuno con la sua vita, ognuno con i suoi problemi ma con un unico argomento: Facebook. Sembra che ormai sia davvero impossibile mangiare una pizza in tre senza che non sia nominato almeno una volta il nome di Facebook. Insomma più che una rete di contatti, il network più famoso del mondo sta diventando un’agenda setting delle nostre vite.
Ma qual è la sua vera funzione? Ogni utente che si iscrive al network subisce inizialmente il fascino di questo strumento, tutti vengono improvvisamente assaliti da una morbosa curiosità e da un forte desiderio di voyeurismo: così si iniziano a cercare i vecchi amici, si spiano le foto, i loro profili e dopo qualche giorno si passa ai conoscenti, a quelli che hai visto una volta e non sai neppure bene il cognome, finché anche quest’impellente necessità di conoscere i fatti privati del mondo intero si spegne, e non restano che giochini più o meno intelligenti e una casella di posta in più da controllare.
In un articolo pubblicato dall’Adnkronos, Paola Vinciguerra, presidente di Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) e direttore dell'Uiap (Unità operativa attacchi di panico) alla Clinica Paideia di Roma sottolineava che “la Facebookmania ha contagiato in particolare la fascia tra i 30 e i 40 anni, e non a caso: questo mondo virtuale è infatti vissuto come un antidoto al senso di vuoto e alla solitudine”. Nell’articolo venivano anche pubblicati i profili dei facebook-maniaci: nostalgici, troppo soli, insoddisfatti, quelli con l'alter ego, quelli che lo fanno per farsi pubblicità, i cuori infranti e i latin lover virtuali. Non amo categorizzare, ma sono d’accordo sul fatto che Facebook non porti alcun valore aggiunto ad una persona pienamente realizzata. Ciò non toglie che in un mondo di vite frenetiche e tempi interrotti il network resti lo strumento che riempie la nostra solitudine dandoci l’impressione di avere davvero centinaia di amici anche se alla fine riusciamo a vederne un paio una volta a settimana.
Una dolce illusione ma anche un buon business, perché nonostante sia vietato fare attività di marketing in Facebook è praticamente impossibile arrestare una catena che si genera al suo interno. Insomma una fortuna per gli uffici stampa o per chi vuole far circolare informazioni su un evento attraverso il passa parola, senza menzionare chi aspira a diventare presidente degli Stati Uniti.
Tra alti e bassi comunque la passione per Facebook sembra destinata ad aumentare, tra un po’ anche i neonati finiranno nella rete. È di qualche giorno fa la notizia che grazie a Kickbee, una sorta di fascia elastica completa di sensori elettronici che monitorano costantemente i movimenti del bambino all’interno del ventre materno, sarà possibile inviare on line gli aggiornamenti su ogni contatto tra il feto e la madre, tipo scalciata nella pancia. Insomma ,si cerca di trovare adepti sempre più giovani dato che i vecchi sembrano essere un po’ stufi e cominciano ad organizzate eventi come “The Facebook blackout” in cui invitano altri utenti a non loggarsi per un giorno. Immaginate un Facebook deserto? No, perché infondo tutti noi lo amiamo e lo odiamo, chi non ha peccato scagli la prima pietra.
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