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Dott.ssa Paola Vinciguerra

Psicologia

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laurea

    1980 - Laurea in Psicologia - indirizzo applicativo (Roma)

    Iscrizione all'albo

    08/11/1990 - Albo degli Psicologi del Lazio (Ordine degli Psicologi del Lazio) n. 1943

    Abilitazione

    Esercizio dell'attivita psicoterapeutica


La rabbia trattenuta aumenta il rischio di infarto e malattie cardiovascolari

Scritto da
Dott.ssa Paola Vinciguerra

Pubblicato il
27/03/2013

Da una recente ricerca svedese è emerso che, oltre al colesterolo, la pressione alta e il fumo, anche la rabbia trattenuta potrebbe aumentare le probabilità d’infarto e di malattie cardiovascolari. Abbiamo chiesto a Paola Vinciguerra, psicologa e psicoterapeuta presidente dell'Eurodap (associazione europea disturbi da attacchi di panico), di aiutarci a capire meglio come sfogarla.

 

- Dottoressa Vinciguerra, è vero che reprimere il sentimento di rabbia, e quindi cercare di controllarsi, fa male alla salute?
Diciamo che reprimere qualsiasi sentimento fa male alla salute. Il nostro continuo bisogno di controllare le nostre emozioni e, controllare anche ciò che avviene all’esterno, non fa altro che comprimere la nostra personalità e ciò può avere conseguenze negative sul nostro fisico.

 

- Quali possono essere queste conseguenze fisiche di cui parla?
Possono comparire problemi come tachicardia, aumento della pressione sanguigna, respiro affannoso e contratture muscolari. Una conseguenza di queste ultime possono essere cefalee e vertigini.

 

- Se trattenere la rabbia può essere dannoso, allora è meglio fare una “sfuriata”?
No, anche la così detta “sfuriata” può essere considerato un comportamento autodistruttivo. Infatti, lo sfogarsi in questo modo spesso, poi, lascia spazio al ripensamento, alla convinzione di aver esagerato, di aver sbagliato; tutte cose che precedono i sensi di colpa. Inoltre, se la situazione ed il luogo in cui ci si è sfogati non è idoneo, come per esempio l’ufficio, subentrano anche altre preoccupazioni: paura di aver dato un’immagine negativa di sé stessi, possibile contromossa degli altri, vergogna per la pessima figura appena fatta.

 

- Qual è, allora il comportamento adatto da seguire?
La cosa migliore è affrontare ogni episodio nel momento in cui si verifica, con decisione e convinzione, ma senza fare “scenate” o alzare troppo la voce. E’ importante non permettere che il sentimento di rabbia aumenti, perché è stato trattenuto, e che venga fuori prepotentemente a distanza di tempo. Bisogna poi distinguere due situazioni: quella in cui la rabbia dipende dall’aver subito una reale ingiustizia; e quella in cui la rabbia non ha una giustificazione del tutto razionale.

 

- Cosa fare, allora, se si è subita un’ingiustizia?
In questi casi, anche se si è nel giusto, è bene non cedere all’impulsività, non sentirsi “vittime sacrificali” e cercare, invece, di ascoltare l’altro e poi spiegare con calma le proprie ragioni. Poiché, quando si parla di sentimenti e pulsioni, è molto raro che la razionalità prenda il sopravvento, a volte è necessario ricorrere a dei piccoli “trucchi”. Fare sport, andare a fare una passeggiata, prendere a pugni un cuscino o comunque muoversi è un modo infallibile per liberare aggressività ed eliminare eventuali “riserve” di rabbia. Quando, invece, la lite non si può evitare, è bene fare in modo che sia costruttiva: bisogna, cioè, evitare il coinvolgimento personale ed emotivo, per quanto sia ovviamente possibile, ed analizzare i fatti per come si sono svolti realmente. Infatti se a prevalere è l’elemento personale, l’altro si sentirà messo in discussione per quello che è, e non per come ha agito. Circoscrivendo la lite a ciò che è realmente avvenuto, si permette all’altro di capire dove, o in che cosa, ha sbagliato senza che si senta attaccato.

 

- Cosa fare, invece, quando il torto subito è solo presunto?
In questi casi, per prima cosa, bisogna allontanarsi: rimanere di fronte alla persona con cui si sta discutendo la maggior parte delle volte porta ad una reazione eccessiva, spropositata. Una volta che ci si è spostati, bisogna respirare lentamente e riacquistare la calma. Poi è necessario individuare i pensieri ansiogeni e trasformarli in pensieri razionali. A questo punto non vi resta che accettare la realtà, anche quando è negativa, per poi affrontare la situazione e passare ai chiarimenti con la persona con cui avete avuto la discussione. La cosa importante è non cercare di far finta che non sia successo niente, infatti, anche se il momento di maggior aggressività è svanito, per evitare di accumulare tensioni e malumori, è inevitabile chiarire la situazione fino in fondo.



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