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Dott.ssa Paola Vinciguerra

Psicologia

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laurea

    1980 - Laurea in Psicologia - indirizzo applicativo (Roma)

    Iscrizione all'albo

    08/11/1990 - Albo degli Psicologi del Lazio (Ordine degli Psicologi del Lazio) n. 1943

    Abilitazione

    Esercizio dell'attivita psicoterapeutica


Oltre 8 milioni di italiani dichiarano di soffrire di attacchi di panico

Scritto da
Dott.ssa Paola Vinciguerra

Pubblicato il
27/03/2013

Oltre 8 milioni di italiani dichiarano di soffrire di attacchi di panico (D.A.P.), una vera e propria malattia che condiziona ed inibisce molte delle semplici attività della vita.  Abbiamo chiesto a Paola Vinciguerra, psicologa e psicoterapeuta presidente dell'Eurodap (associazione europea disturbi da attacchi di panico), di aiutarci a capire meglio cosa è un attacco di panico.

 

- Dottoressa Vinciguerra, spesso, specie le prime volte, una persona non riesce a capire se è vittima, o no, di un attacco di panico. Quali sono i sintomi?
- Nessun sintomo particolare preannuncia l’arrivo degli attacchi di panico, senza alcuna causa apparente. Il cuore batte a mille, hai le mani fredde e umide, la gola si stringe, ti manca il respiro e un'angoscia tremenda ti invade senza che tu ne conosca la ragione. Ti sembra di perdere il controllo, di svenire o di d’impazzire. Si sente in pericolo e l’unico pensiero in quel momento è: sto per morire, sto impazzendo.

 

- Quanto durano queste crisi? E come ci si sente, dopo?
- Le crisi durano da dieci minuti a mezz'ora e terminano con una sensazione di sollievo e stanchezza.

 

- Chi ne soffre, maggiormente?
- È un disturbo relativamente diffuso nella popolazione, in modo maggiore tra le donne. Questo è il dato che appare dato che le donne hanno meno difficoltà chiedere aiuto, ma anche perché il ruolo che ricoprono, oggi giorno, è molto stressante. Devono essere contemporaneamente donne, madri e professioniste.

 

- Può darci una definizione di attacco di panico?
- È un’eccessiva reazione fisica e psichica dovuta a quello che noi percepiamo come un pericolo, anche se in realtà non è tale. Mentre la paura è una risposta emotiva a una minaccia di pericolo oggettivo, l'ansia non è supportata da nessun elemento oggettivo. Gli attacchi possono presentarsi occasionalmente ma quando le crisi si ripetono vuol dire che si soffre della sindrome da attacco di panico (DAP). Spesso queste reazioni acute possono essere associate alle fobie. Infatti la persona che ha sperimentato un attacco di panico cerca di evitare la situazione relazionata a quell' esperienza, a volte con conseguenze drammatiche per la sua vita sociale. Se l'attacco è avvenuto in un supermercato, chi ha sperimentato l'ansia estrema non vorrà mettere piede in un centro commerciale per paura di vivere di nuovo quella paurosa esperienza.

 

- Ma quali sono la cause?
- Negli attacchi di panico c'è sicuramente una componente fisiologica che predispone la persona a soffrirne. Se nella tua famiglia ci sono persone affette da questo disturbo è più probabile che anche tu ne possa soffrire. Gli eventi stressanti della vita possono inoltre favorire questo tipo di disturbo. La perdita di una persona cara o difficoltà sul lavoro, ma il motivo profondo risiede in conflitti non risolti.

 

- Ci sono dei sintomi che si ripetono? Ad esempio, cosa avviene a livello fisico?
- Quelli fisici dominano il quadro generale: palpitazioni, nausea, sudori freddi, sensazione di soffocamento, oppressione, dolore toracico, vertigini, stordimento, confusione, parestesie, derealizzazione,depersonalizzazione. Tutti sintomi che possono far pensare a patologie reali come l'infarto o la crisi ipoglicemica. E non è un caso se alla persona che giunge al pronto soccorso con questi sintomi viene fatto un elettrocardiogramma, per essere sicuri che non si tratti di patologie fisiche.

 

- Ed a livello psicologico?
- I sintomi dell'attacco di panico non sono solo fisici. Lo stato d’allarme influisce sulla sfera cognitiva. La persona che vive un attacco di panico riferisce il terrore che prova ed un pericolo imminente, quello di morire o di diventare pazza. Inoltre, la crisi tocca anche la sfera comportamentale. Durante gli attacchi di panico si sente la necessità di fuggire, scappare dal luogo dove ci si trova per uscire a prendere aria.

 

- Cosa può fare una persona durante la crisi? Ha dei consigli da dare?
- Durante gli attacchi di panico si è terribilmente spaventati. È importante sapere che ciò che si prova è solo una reazione abnorme dell’organismo, ma che, in realtà, ciò che avviene è normale. Il nostro fisico risponde ad un’informazione errata. Il nostro corpo reagisce alla convinzione che “siamo in pericolo”. Il problema risiede nel motivo per il quale gli stiamo dando quella informazione; non nella risposta. Alcuni utili suggerimenti possono essere:
1. Lascia fluire le tue sensazioni e non combattere il sentimento di panico, accettalo. Vedrai che non ti succederà niente.
2. Evita di alimentare il panico che già stai provando con ulteriori pensieri paurosi, drammatici o catastrofici
3. Cerca di non concentrare il tuo pensiero su ciò che sente il tuo corpo ora. Non pensare "qualcosa di brutto di sta per accadere".
4. Aspetta e lascia alla paura il tempo di passare. Se non aggiungi pensieri terrificanti che ti stai inventando vedrai che la sensazione di terrore se ne va da sola.
5. Non fingere, non vergognarti. Se sei in preda a un attacco di panico non disperdere i tuoi sforzi nel tentativo di far vedere agli altri che stai bene. Molto meglio dichiarare il malessere e viverlo apertamente.
6. Durante un attacco di panico si ha l'impressione di soffocare e si è portati a respiri frequenti e profondi fino all'iperventilazione che a sua volta peggiora i sintomi fisici dell'attacco di panico. Cerca dunque di respirare normalmente, espandi il tuo diaframma e fai dei respiri lunghi e lenti.
7. Dopo una crisi di panico è opportuno scartare ogni possibile patologia fisica consultando il proprio medico. Eliminate tutte le possibili motivazioni fisiologiche, rivolgetevi ad uno psicoterapeuta, che, se lo riterrà necessario, vi consiglierà anche di assumere qualche farmaco.

 

- Ci possono essere cause esterne che concorrono a determinare gli attacchi di panico?
- Certamente, ad esempio la precarietà scatena ansia, panico e depressione. La forte sensazione di precarietà che sta avviluppando il Paese, il non essere più sicuri del nostro futuro, il senso di fallimento ed inadeguatezza che ci procura l'idea di non poter essere garanti del futuro dei nostri figli è in questo momento storico – sociale la maggiore causa dell’epidemia di panico che si sta scatenando

 

- Come posso aiutare una persona a me cara che soffre di attacchi di panico?
- Sicuramente sostenendolo nella scelta d’intraprendere un percorso di psicoterapia per farsi curare. Comprendendo i suoi limiti, ma accompagnandolo nel cercare lentamente, ma costantemente, di superarli. Ogni comportamento d’evitamento di ciò che per il malato ritiene pericoloso e che inevitabilmente diminuisce la sua fiducia in sé stesso ed aumenta il convincimento di essere realmente in pericolo.

 

- Ma quando è consigliabile sottoporsi a psicoterapia?
- Noi dell’EURODAP vogliamo cercare d'introdurre in Italia quello che all'estero già si sta facendo, cioè proporre la psicologia come forma di prevenzione. Anticipare la risoluzione dell'ansia prima che si manifesti in malattia psichica con disturbi tipo depressione, attacchi di panico, ecc... L'obiettivo dei nostri incontri è anche quello di diagnosticare ed intervenire su eventuali patologie di tipo psicologico. Molto spesso somatizzazioni come cefalee, gastriti, tensioni muscolari con relativi sintomi vengono considerati unicamente disturbi fisici; oppure nervosismo, irascibilita', tristezza, come espressioni caratteriali. Nella realta', molto spesso, dietro questi sintomi si celano problematiche psichiche che, se non diagnosticate, possono portare a ritrovarsi improvvisamente chiusi in casa, in preda ad attacchi di panico e depressione, sopraffatti dalla paura di vivere.

 

- Cosa può rispondere a chi ha l’impressione di essere solo/a, di provare un malessere sconosciuto a tutti gli altri?
- Abbiamo già detto in premessa che oltre 8 milioni di italiani dichiarano di soffrire di attacchi di panico. Gente comune, ma anche personaggi pubblici: recentemente ne ha parlato la showgirl Belen Rodriguez, ma persino Madonna ha provato terrore, paura di impazzire o morire, tutto questo accompagnato da tachicardia, palpitazioni, tremori, sensazione di soffocamento, nausea e altri sintomi ancora. Quest’ultima, secondo quanto ha rivelato, affronta il suo attacco di panico facendo le due cose più corrette: respirando e non permettendo alla mente di costruire pensieri allarmanti, ma rassicuranti. Qualcosa del tipo: è un malessere passeggero, ora passa.

 

- Ma nel caso di una donna famosa come Madonna, cosa può scatenare i suoi attacchi di panico?
- Ciò che scatena il disturbo da attacco di panico non è un evento reale, ma un nostro disagio inconscio che esplode in una certa situazione. Ma per chi lo vive, esso si lega al momento in cui si è manifestato e di conseguenza a tutte le situazioni simili. Molti si chiedono come possa un’artista come Madonna, abituata a salire sul palcoscenico centinaia di volte e a essere contornata da migliaia di persone a un concerto, ad avere un Dap? La risposta è nel modo in cui noi memorizziamo gli eventi negativi rispetto a quelli positivi: i primi rimangono in evidenza nella nostra memoria emotiva mentre gli altri vengono allontanati nel serbatoio dei ricordi con una valenza emotiva di minor rilievo.

 

- Quindi, con la giusta respirazione ed una sorta di autocondizionamento si può combattere la crisi di panico?
- Lo si affronta nel modo corretto. Normalmente però le persone non combattono in maniera adeguata i loro attacchi, ma vivono evitando tutte le situazioni che possono provocare ansia, una strategia attraverso cui ci si illude di controllare il proprio disagio. Comportandosi in questo modo, però, non facciamo altro che limitare la nostra autonomia e di conseguenza la fiducia in noi stessi. Il nostro sforzo deve essere rivolto a costruire la fiducia nella capacità di affrontare la paura, non nel controllare la realtà esterna illudendoci che così sono fuori dal panico.

 

- E se volessimo prevenire? Come possiamo fare?
- In America si destinano fondi alla ricerca della nuova psicologia di prevenzione ed in Inghilterra al Wellington College di Crowthorne è già divenuta materia d’insegnamento. Nel nostro centro sono già attivi corsi dedicati a questo nuovo approccio di prevenzione, e molte altre iniziative stanno per essere varate.
Il lavoro è basato sull’aumento dell’autostima, sul miglioramento del rapporto empatico con l’altro, sull’aumento della capacità dell’investimento delle proprie energie; si vuole aiutare il paziente ad individuare le mete personali di felicità, ad accettarsi, ad organizzare il pensiero in forma positiva.
Per arrivare a tutto ciò si usano vari tecniche di bioenergetica, comportamentismo, di rilassamento e di gestione dell’ansia per arrivare a conquistare un reale stato di benessere psico-fisico.
Tutto questo deve divenire uno dei nostri impegni primari, il nostro modo di far fronte alle difficoltà. Sforzarsi ed irrigidirsi non porterà alcun risultato positivo né da un punto di vista pratico nè personale.



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