11/11/1985 - Medicina e Chirurgia (Torino)
17/03/1986 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di Torino (Ordine della Provincia di Torino) n. 0000013739
Chirurgia
1985 /2 - Medicina e Chirurgia (Torino)
Scritto da
Dr Marco Diena
Pubblicato il
25/03/2011
Chirurgia cardiaca e patologie che uccidono. Anche se l'attenzione sulle patologie killer è in prevalenza rivolta a quelle oncologiche, sono tuttavia quelle che coinvolgono il sistema cardiocircolatorio ad avere di gran lunga una maggiore incidenza sulla mortalità anche in età relativamente giovane.
Quale sia il ruolo e l'evoluzione della chirurgia cardiaca ai nostri giorni è quindi un tema di estrema delicatezza e di evidente rilevanza.
È stato affrontato con il Dr Marco Diena, direttore del Cardioteam, Fondazione no profit impegnata a livello internazionale nell'attività cardiochirurgica a scopo umanitario e didattico, nell'ambito della quale oltre che in sede ospedaliera ha maturato una significativa esperienza clinica.
La prevenzione cardiovascolare. Il settore della chirurgia cardiaca è ancora penalizzato da una scarsa informazione sebbene ne sia riconosciuta l'estrema importanza per la salute e per la stessa sopravvivenza.
Di prevenzione cardiovascolare se ne parla molto ma se ne fa poca e quindi la popolazione, anche se il rischio è generalizzato, non sa come prevenire le patologie del sistema cardiocircolatorio probabilmente perché non riconosce la gravità di tale rischio e l'eventualità che diventi concreto e quindi pericoloso.
I controlli indispensabili. In una città dell'auto come Torino viene spontaneo fare un paragone tra come ci si prenda cura della propria salute e della propria automobile. Nel primo caso in modo discontinuo e lacunoso ma non nel secondo.
Infatti si fanno i tagliandi di manutenzione a 20.000, a 50.000, a 120.000 km e così via come indispensabili controlli di routine.
Quando si chiede a questo automobilista notizie circa il controllo della pressione arteriosa, del colesterolo e degli altri fattori di rischio cardiocircolatorio, ci si trova di fronte ad una scena muta: non sa cosa rispondere.
Si deve quindi purtroppo constatare che la maggior parte dei cinquantenni/sessantenni non si controlla perché purtroppo la mentalità preventiva non prevale: in prevalenza il soggetto va dallo specialista in chirurgia cardiaca solo quando sta male o quando avverte un disturbo specifico senza quindi tenere conto che è meglio prevenire che curarsi.
La paura di sapere. Oltre a una sottovalutazione del rischio cardiovascolare si deve purtroppo anche rilevare che, da un punto di vista psicologico, esiste una marcata paura di dover constatare all'atto della visita medica di avere una patologia.
"Se vado dal medico, o mi faccio i controlli, chissà cosa scopro!" senza considerare che qualsiasi disfunzione o malattia se si prende in tempo è più facilmente curabile.
Malauguratamente questo non è un concetto diffuso e si considera la necessità di curarsi della propria salute solo quando i sintomi sono significativi.
È come fare il tagliando all'automobile solo quando si rompe; invece il tagliando di routine serve perché l'auto sia sempre in ordine.
La conclusione è che preveniamo meglio i difetti delle nostre automobili che i difetti di noi stessi.
E questo vale anche per i medici, non soltanto per la popolazione.
La prevenzione. La formazione alla prevenzione deve iniziare nelle scuole e indirizzarsi sulle necessità di controlli periodici perché la familiarità non la modifichiamo ma la pressione arteriosa e il colesterolo li possiamo controllare e anche il diabete lo possiamo controllare e prevenire, mentre vediamo tantissime persone che, pur avendo familiarità con il diabete, non controllano la propria alimentazione.
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