29/11/1984 - Medicina e Chirurgia (Roma)
27/06/1985 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di Roma (Ordine della Provincia di Roma) n.36084
15/07/1988 - Oftalmologia
1985 /1 - Medicina e Chirurgia (Roma)
Scritto da
Prof. Dr Andrea Cusumano
Pubblicato il
09/10/2012
Nel precedente articolo abbiamo parlato dei sintomi e della diagnosi del foro della macula retinica; in questo approfondiamo il tipo di intervento chirurgico necessario.
La vitrectomia. L’intervento di chirurgia oculistica nel caso del foro della macula retinica prevede l’introduzione all’interno della cavità del bulbo oculare di:
1. uno strumento di illuminazione, generalmente una fibra ottica;
2. una cannula di micro infusione che consente di mantenere il tono oculare con un sostituto vitreale a caduta progressiva;
3. micro strumenti, e cioè micro forbici e micro pinze, che permettono di effettuare le manipolazioni chirurgiche, oltre ad un vitrectomo.
Per operare il foro della macula retinica si effettuano quindi tre ingressi: uno per illuminare, uno per infondere, uno per entrare.
Il vitrectomo. Si tratta di uno strumento ad alta tecnologia che taglia a velocità elevatissima il corpo vitreo, ovvero il gel che si interfaccia con la superficie retinica; dopo di che lo aspira ed elimina così le trazioni vitreali che molto spesso sono proprio la causa del foro maculare.
Nell’intervento si effettua la vitrectomia anteriore, e quindi subito dietro il cristallino, la vitrectomia intermedia detta anche “core vitrectomy” e la vitrectomia posteriore, e si libera il foro da eventuali trazioni che non permetterebbero di farlo rincollare e quindi richiudere.
La chiusura del foro maculare. Una volta effettuata la vitrectomia come sopra descritta si sostituisce il vitreo generalmente con una soluzione salina bilanciata che serve a tamponare, spingere indietro il foro maculare e chiuderlo.
Questo processo è favorito dall’immissione di un gas appropriato, nella percentuale del 20%, espansibile e a lento assorbimento.
Esistono anche altri gas che hanno un assorbimento lentissimo, ma in generale il primo rimane all'interno dell'occhio espandendosi per circa una settimana, il secondo può rimanere fino a tre settimane.
Il gas intravitreale. La funzione del gas è quella di esercitare un tamponamento e quindi di fornire una spinta dolce ma progressiva e stabile sul foro maculare, facendo sì che i lembi del foro si riposizionino sullo strato sottostante della retina: per ottenere questo risultato il paziente deve essere posizionato a testa in giù e cioè “face down”.
Questo posizionamento fa sì che il gas, che è più leggero del liquido della cavità vitreale, vada a spingere la parte posteriore della macula per chiudere progressivamente il foro.
La posizione, oltre che innaturale, è scomoda e quindi il paziente deve essere ben informato che dovrà obbligatoriamente assumerla per almeno 3/4 giorni, sia durante il giorno e sia durante il riposo notturno, oppure talvolta in orari alternati, ma che il successo dell'intervento dipenderà anche dalla sua collaborazione. Se l’intervento è eseguito con sollecitudine e in modo corretto e se il paziente assume questo posizionamento, nel 95% dei casi il foro maculare si chiude ed egli, a volte, recupera il 100% della visione precedente.
La chirurgia oftalmica. Bisogna considerare che oggi questo tipo di chirurgia oculistica per il foro della macula retinica è diventata ambulatoriale.
Infatti negli ultimi anni si è passati da una chirurgia più invasiva che utilizzava microcannule con un calibro 20, oggi ne ha a disposizione di sezione decisamente inferiore per cui nell’inserimento trans-congiuntivale il paziente non ha bisogno di una manipolazione eccessiva sull'occhio e, finito l’interventi per il foro della macula retinica, può tornare immediatamente a casa dovendo tuttavia conservare per alcuni giorni il posizionamento previsto a testa in giù.
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