29/11/1984 - Medicina e Chirurgia (Roma)
27/06/1985 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di Roma (Ordine della Provincia di Roma) n.36084
15/07/1988 - Oftalmologia
1985 /1 - Medicina e Chirurgia (Roma)
Scritto da
Prof. Dr Andrea Cusumano
Pubblicato il
27/03/2013
Cos’è la maculopatia diabetica. La maculopatia diabetica rappresenta la prima e più temuta causa di diminuzione o perdita della visione nel paziente diabetico ed è una condizione patologica con la quale la maggior parte dei diabetici, dopo la persistenza per alcuni anni della malattia e anche in funzione della difficoltà di controllare i livelli glicemici, si devono confrontare.
Le cure del passato. Nel passato la maculopatia diabetica veniva trattata, prima con un’ottimizzazione del controllo glicemico, e quindi con la collaborazione del medico oculista con il nutrizionista e con il diabetologo, che rappresenta ancora la triade vincente per questo tipo di patologia.
Il medico oculista per prima cosa faceva fare al paziente due esami:
- la fluorangiografia, ovvero l’angiografia a fluorescenza per visualizzare il torrente circolatorio retinico delle aree retiniche ischemiche che poi devono essere trattate;
- l’OCT (Tomografia a Coerenza Ottica) per evidenziare l’edema maculare.
Quindi metteva in pratica un trattamento laser a griglia o focale che (è stato dimostrato da studi multicentrici randomizzati) era in grado di ridurre perlomeno del 50% la progressione della maculopatia diabetica, ovvero dell’edema maculare diabetico, intendendosi per edema la raccolta di fluidi all’interno della stessa retina.
La capacità visiva di una retina con edema. Perché la retina con l’edema maculare, ovvero con un rigonfiamento, perde la capacità visiva?
Perché è una struttura altamente organizzata e quindi nel momento in cui si gonfia, perché c’è un liquido che ristagna all’interno, tutti i collegamenti intercellulari delle sinapsi, degli assoni e dei circuiti riverberanti, vengono meccanicamente spezzati e distaccati.
Le cure oggi. Cosa si fa oggi? Anche nella terapia dell’edema maculare diabetico cronicizzato è entrata prepotentemente in azione e in aiuto la farmaco chirurgia.
Infatti i farmaci anti VEGF, che hanno la capacità di arrestare o inibire la proliferazione dei neovasi, hanno anche un’elevatissima proprietà antiedemigena, ovvero permettono di ridurre allo stesso tempo anche l’edema.
L’ultima informazione scientifica che ha pochi mesi di vita (è stata presentata nel novembre 2009 a San Francisco da un collega londinese che si chiama Alan Bird) ci fa sapere che questi farmaci sono capaci di migliorare o di cementare i legami intercellulari a livello dell’epitelio pigmentato che rappresenta una barriera di trasporti di liquidi attivi e passivi dallo strato sub retinico.
Gli anti VEGF quindi stabilizzano i legami intercellulari dell’epitelio pigmentato e riducono l’edema.
Permettono anche di eseguire il trattamento laser quando è necessario in condizioni estremamente migliorate, ovvero quando la retina si è già riposizionata sul suo substrato anatomico e il trattamento laser è in grado di avere un effetto estremamente più produttivo.
Immaginiamoci che un falegname debba incollare due pezzi di legno; un conto è incollarli quando sono perfettamente aderenti, un conto è quando i due frammenti sono separati da un centimetro, oppure quando non c’è pressione. Così l’opera di ripristino delle funzionalità anatomiche e poi delle funzioni vere e proprie delle retina è fortemente modificata.
Controlli continui per i diabetici. Il paziente diabetico è ovviamente un soggetto che deve essere monitorizzato continuativamente non più come si faceva prima con la fluorangiografia che, bene o male, è un’indagine invasiva, ma sempre di più con l’OCT che premette, in assoluta assenza di mezzi di contrasto, di avere un monitoraggio costante con una valutazione qualitativa e quantitativa.
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