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Prof. Dr Andrea Cusumano

Medico Chirurgo specialista in Oftalmologia

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laurea

    29/11/1984 - Medicina e Chirurgia (Roma)

    Iscrizione all'albo

    27/06/1985 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di Roma (Ordine della Provincia di Roma) n.36084

    Specializzazione

    15/07/1988 - Oftalmologia

    Abilitazione

    1985 /1 - Medicina e Chirurgia (Roma)


Per la cura della trombosi retinica venosa c’è un nuovo dispositivo intraoculare

Scritto da
Prof. Dr Andrea Cusumano

Pubblicato il
18/05/2011

Fonti:

vedi link

Le terapie della trombosi retinica venosa. Per superare la situazione critica derivante dalla trombosi retinica venosa fino ad oggi esistevano tipi diversi di terapia.

Una legittima era, ancora una volta, con anti-2 IGF: una terapia approvata perché si era constatato l'effetto anti edematoso nei pazienti con una trombosi retinica venosa.

Oltre a questa, esisteva anche una terapia laser che veniva eseguita con il laser focale o a griglia, che si prefiggeva di ridurre la componente edematosa. 

 

Il pericolo del cortisone. Per un certo tempo, per risolvere la trombosi retinica venosa, è stata anche praticata una terapia iniettiva con farmaci cortico-steroidei, alla quale tuttavia si associavano numerose complicanze.

Prima fra tutte, un brusco rialzo della pressione intra-oculare che, specie nel paziente predisposto, poteva provocare un glaucoma da cortisone, che doveva essere trattato con terapia medica e qualche volta anche con terapia chirurgica; infatti il farmaco può fare da trigger (elemento scatenante) nei pazienti sensibili.

Seconda complicanza, il cortisone poteva anche indurre la cataratta in ogni tipo di pazienti perché,se iniettato in forma intra-vitreale, ha un fortissimo effetto catarattogeno.

Infine questa terapia aveva la possibilità di indurre infezioni che in pratica si autoalimentavano perché con la presenza del cortisone venivano annullate le difese attive dell'organismo. 

 

La nuova terapia. Per superare questa situazione difficile si è quindi utilizzata una nuova soluzione terapeutica, già esistente negli Stati Uniti, ma in Italia liberalizzata in un secondo tempo per la carenza di studi sulla sua sicurezza.

Si basa su un elemento funzionale denominato "disposable device" (dispositivo intraoculare), un dispositivo piccolissimo, più piccolo della punta di una matita di grafite temperata, che come microdevice viene iniettato attraverso una parte dell'occhio, detta "pars plana", in cui si fanno tutte le iniezioni oculari, perché è un settore dove non c'é il pericolo di provocare un distacco di retina o di danneggiare il corpo ciliare.

Il dispositivo intraoculare viene pertanto iniettato all'interno dell'occhio ed è capace di far scomparire per sei mesi l'edema maculare indotto dall'occlusione venosa derivante dalla trombosi retinica venosa. 

 

Il meccanismo terapeutico. Il dispositivo intraoculare rilascia una molecola cortico-steroidea, cioè un tipo di cortisone, in modo quantitativamente stabile, secondo per secondo, fino al suo esaurimento dopo 6 mesi.

Questo permette di mantenere fissa la concentrazione giorno dopo giorno nella quantità giusta per tenere lontano l'edema post trombotico.

Inoltre questa procedura non presenta i rischi di induzione di glaucoma perché la quantità liberata del farmaco è compatibile anche con quei pazienti che non sopportano il cortisone, anche se ovviamente è opportuno monitorarli.

Infine è importante considerare che un'immissione di questo tipo non induce l'annullamento delle difese naturali dell'occhio perché la quantità è ridotta e tale da non intaccare le barriere immunitarie dell'organismo. 

 

I risultati della nuova terapia. Il successo nei pazienti è tale da essere incredibile anche solo qualche tempo fa.

Si può quindi concludere che questa forma di rilascio del cortisone è probabilmente vincente sulle altre.



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