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Prof. Dr Mario Carrabba

Medico Chirurgo Specializzato in Reumatologia

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laurea

    24/11/1964 - MEDICINA E CHIRURGIA (MILANO)

    Iscrizione all'albo

    14/06/1965 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di MILANO (Ordine della Provincia di MILANO) n. 12307

    Specializzazione

    07/07/1967 - CARDIO-REUMATOLOGIA (FERRARA)

    Abilitazione

    1965  - Medicina e Chirurgia (MILANO)


Le malattie autoimmuni e le nuove cure del sistema immunitario

Per le malattie autoimmuni anche un farmaco nato per curare i linfomi

Scritto da
Prof. Dr Mario Carrabba

Pubblicato il
19/09/2012

Le nuove terapie per le malattie autoimmuni. Come abbiamo chiarito in un precedente articolo tutte le malattie autoimmuni sono rare, ma potenzialmente piuttosto serie. Tuttavia fortunatamente esse hanno subito di recente una rivoluzione terapeutica che ne ha considerevolmente migliorato la prognosi.

Sono infatti comparsi farmaci che hanno potenziato le cure tradizionali a base soprattutto di antinfiammatori, cortisonici, sulfasalazina, antimalarici, metotrexato e citostatici (ciclofosfamide, azatioprina, ecc). Esse per altro sono tuttora valide e molto usate per le malattie autoimmuni.

La ricerca di nuovi preparati è stata stimolata dalla cronicità di queste malattie, dalla loro potenziale invalidità e dal fatto che circa 1/3  (33%) dei pazienti che praticavano le cure citate variamente combinate, avevano scarse risposte e la malattia peggiorava, oppure non potevano praticarle per intolleranza o effetti avversi.

I nuovi principi attivi scoperti di recente puntano su bersagli molecolari come le molecole proteiche dette Citochine oppure tendono a impedire la funzione del braccio cellulare (in particolare linfocitario) del sistema immunitario.

Queste, come i reparti speciali della polizia per la difesa contro i delinquenti, sono le pattuglie specializzate di un sistema immunitario normale; ma anche in questo caso può succedere che, se prodotte in eccesso, comincino a fare delle cose strane compromettendo tutto il sistema immunitario  e rendendolo iperattivo.

Controllando e sedando quindi le Citochine, che rappresentano l’elemento trainante del sistema immunitario, si riesce a limitarne le funzioni e soprattutto i danni conseguenti ad una sua eccessiva attivazione.

 

I bersagli molecolari. I bersagli molecolari principali di queste nuove terapie sono appunto le Citochine, di cui abbiamo varie tipologie.

Inizialmente si combatteva la Citochina TNFα con i cosiddetti anti TNFα, anticorpi monoclonali che sono sostanze prodotte mediante ingegneria genetica che hanno la capacità di colpire solo quella molecola.

Cioè prendendo un farmaco che li contiene, ma che è molto costoso, esso fa fuori la Citochina TNFα e con essa si neutralizza l’infiammazione dei tessuti scatenata da una sua eccessiva produzione.

Negli ultimi 10 anni sono stati prodotti e messi in commercio diversi anticorpi monoclonali anti TNFα.

Successivamente sono stati sintetizzati altri anticorpi monoclonali contro altre interleuchine tra cui la IL-6 che è pure un prodotte delle cellule del sistema immunitario abbastanza importante per indurre e mantenere l’infiammazione dei tessuti malati.

 

Un’altra scoperto. Ma si è scoperta un'altra cosa e cioè che un farmaco, molto attivo nella cura del linfoma, già in commercio da tempo, il Rituximab, è efficace anche nelle malattie autoimmuni.

Il linfoma è una malattia tumorale ematologica in cui dei cloni di linfociti proliferano in modo disordinato producendo una serie di tumori nell'apparato linfatico che possono portare alla morte, come per esempio i linfomi non-Hodgkin di cui il citato farmaco rappresenta una cura ormai consolidata ed efficace.

Poiché il Rituximab elimina una particolare categoria di linfociti (i B-linfociti), che fanno parte del sistema immunitario di cui sono un elemento fondamentale, si è pensato di usarlo anche nelle malattie autoimmuni.

 

Dal linfoma alle malattie autoimmuni. Si è ragionato così: se i B-linfociti sono parte essenziale di un sistema immunitario parzialmente impazzito, è possibile che, eliminando farmacologicamente questi linfociti, almeno una delle malattie autoimmuni ci guadagni.

A questo punto si è deciso di utilizzare il Rituximab, come seconda scelta, anzitutto nell'artrite reumatoide con buoni risultati soprattutto nel caso di pazienti che resistono alle terapie anti-citochiniche.

Il Rituximab ha un'azione indifferenziata perché elimina tutti i linfociti B il cui numero è aumentato in questa malattia contribuendo così alla disfunzione immunitaria che la caratterizza.

Si ottengono così importanti risultati nelle malattie autoimmuni in cui i linfociti B sono coinvolti.

Si è in particolare visto che questo farmaco funziona soprattutto in molti casi di artrite reumatoide ma anche in qualche paziente con lupus eritematoso e sembra anche che sia efficace in alcune forme di sclerodermia e di vasculite.

È quindi un farmaco che si è aggiunto ai nuovi trattamenti anti-Citochinici.



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