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Riccardo
Utente di ABCsalute.it
Messaggi: 3
Mia nonna di 68 anni ha il nervo ottico dell’occhio sinistro completamente atrofizzato, ultimamente abbiamo sentito parlare dell'“occhio bionico”. Ci interesserebbe sapere di cosa si tratta, se in Italia o all’estero ci sono centri specializzati che si occupano di questa scoperta tecnologica e soprattutto a chi dobbiamo rivolgerci. Grazie.
 
SIRAVO
Utente di ABCsalute.it
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Messaggi: 172
carissima,
Per ora gli sforzi sperimentali sono tutti protesi allo studio di una sorta di OCCHIO BIONICO che è il risultato di ricerche poer ottenere uina sorta di retina artificiale!!
Bisogna comunque avere una retina se pur con patologie degenerative che portano a cecità!!!
Il primo problema che gli scienziati hanno dovuto affrontare è stato quello di capire in quale parte del “circuito” ottico inserirsi; numerose sono, infatti, le patologie che lo alterano a diversi livelli (degenerazioni retiniche, malattie demielinizzanti, tumori cerebrali). Si è perciò deciso di dedicare i propri sforzi alla creazione di una retina artificiale in grado di sfruttare le fibre nervose (integre) dell’organismo per poter far arrivare al cervello le informazioni visive; su questa scia nell’aprile 2004 è stato pubblicato un articolo su un’importante rivista scientifica (Archives of Ophthalmology) in cui venivano presentati i risultati del primo prototipo di retina artificiale (ASR, acronimo di Artificial Silicon Retina): si trattava di una piccolissima protesi delle dimensioni di 2mm di diametro e soltanto 25mm di spessore (rispettivamente 80 volte ed un quarto più piccolo di una moneta da 1 centesimo), contenente 5000 microfotodiodi, impiantata con successo in sei pazienti affetti da retinite pigmentosa che partecipavano allo studio iniziato nel giugno 2000 e terminato nel luglio 2001. Tutti e sei i pazienti hanno ottenuto un aumento abbastanza significativo della loro capacità visiva (comunque ridottissima).
I promettenti risultati di questo studio hanno spinto i bioingegneri a proseguire gli esperimenti, arrivando così ad un secondo prototipo di “occhio bionico”, denominato Argus II, costituito da una microtelecamera montata su di un occhiale e collegata ad un microtrasmettitore wireless che trasmette il segnale ad un microchip impiantato sopra la retina (e non sotto, come nel primo caso), il quale converte il segnale ricevuto in impulso elettrico inviandolo, infine, al cervello attraverso le fibre nervose del soggetto. Il tipo di risultato ottenibile con questo prototipo consisterebbe in una visione approssimativa in cui le immagini percepite sarebbero costituite da un numero variabile di quadratini (pixel) in scala di grigi, in cui l’immagine a colori viene convertita. Dopo l’approvazione della Food and Drug Aministration statunitense (FDA) sono, quindi, iniziate le sperimentazioni (attualmente in fase II). È recentissima (aprile 2008) la pubblicazione di un articolo inerente l’impianto avvenuto al Moorfields Eye Hospital di Londra della nuova versione di questo prototipo (che permette una risoluzione pari quasi a 8x8 pixel, mentre la prima versione sperimentata in America era dotata di una risoluzione di 4x4 pixel) su due pazienti affetti sempre da retinite pigmentosa. A differenza del primo modello di retina artificiale, questo modello è costituito “solamente” da 60 elettrodi (e non fotodiodi) ed i risultati sul recupero dei pazienti non sono stati ancora pubblicati. Tuttavia, nonostante una comprensibile cautela da parte dei medici, il responsabile dello studio, il Prof. Mark Humayun, è ottimista non solo in considerazione dei già buoni risultati ottenuti sui pazienti americani su cui è stata provata la prima versione di questo chip (quella dotata della risoluzione di 4x4 pixel), ma soprattutto per il fatto che i tecnici starebbero già a buon punto nello sviluppo di dispositivi con un numero sempre maggiore di elettrodi; infatti si presume che sia possibile arrivare anche a mille (maggiore il numero di elettrodi, migliore la definizione delle immagini).
Gli studi e le sperimentazioni, quindi, non mancano.
Se esiste un'atrofia ottica in quanto tale è IRREVERSIBILE!!
Io mi sono occupato degli studi sperimentali della rigenerazione del nervo ottico.
Gli unicici studi,per altro ancora solamente sperimentali,sono gli studi sull'ONCOMODULINA.
L'assenza della rigenerazione nervosa nelle fibre nervose lesionate del sistema nervoso centrale ha sempre frustrato gli scienziati e i ricercatori di tutto il mondo, ma i ricercatori del Children's Hospital di Boston hanno scoperto un fattore di crescita naturale, l'Oncomodulina, che potrebbe essere una risposta adatta ai danni provocati dalle malattie nervose come il glaucoma, i tumori, i traumi, le lesioni spinali e gli ictus.
Il dottor Yugin Yin ed il dottorando Larry Benowitz, due neuroscienziati dell'Harvard Medical School, hanno effettuato studi sul nervo ottico, che connette le cellule nervose della retina al cervello ed è usato frequentemente come un modello negli studi sulla rigenerazione nervosa.
Negli studi sui ratti con il nervo ottico lesionato, aggiungendo l'oncomodulina con altri fattori che promuovono la crescita, la ricrescita degli assoni raddoppiava. In un altro esperimento l'oncomodulina era mischiata con uno zucchero mannosio e con la forscolina, che aiuta i recettori delle cellule a diventare sensibili ai messaggeri della proteina e questa combinazione era più potente del fattore neurotrofico ciliare nelle stesse condizioni.
L'oncomodulina era nota tra gli scienziati da più di vent'anni, poiché era presente nelle cellule tumorali e nella placenta prima che venisse scoperta anche negli assoni delle cellule nervose dell'occhio.
La teoria dietro la scoperta dell'oncomodulina è: dopo una lesione all'occhio avviene una reazione infiammatoria che stimola i macrofagi che sono cellule immuni ad attaccare gli assoni e a rilasciare una proteina non identificata che provoca la rigenerazione nervosa. Ma affinché l'oncomodulina possa funzionare c'è bisogno di un agente che dovrebbe aumentare l'AMP ciclico, che inizia le varie reazioni cellulari ed aiuta il recettore dell'oncomodulina a funzionare sulla superficie delle cellule.
Esiste un altro duplice approccio avanzato da Benowitz e dal suo collega Dietmar Fischer, in cui gli inibitori naturali della crescita degli assoni vengono soppressi e i fattori di crescita vengono attivati, e tutto ciò potrebbe dare dei risultati incredibili.
L'uso dell'oncomodulina sugli uomini è ancora nella sua fase iniziale, ma la sua scoperta ci ha imbarcato in un viaggio pieno di speranza per quanto riguarda il trattamento delle malattie invalidanti e intrattabili come il glaucoma e la lesione spinale.
Come cure innovative innovative si parla anche di NANOSTRUTTURA DI SUPPORTO,MICROPERIMETRIA ed anche ovviamente di CELLULE STAMINALI,ma tutto è ancora a livello sperimentale o poco più!!
Come vede tutto a livello SPERIMENTALE!!!!!

Un caro saluto
Prof.D.Siravo
siravo@supereva.it
http://drsiravoduilio.beepworld.it
 
Prof. Dr Fabio Dossi
VP234
Medico di ABCsalute.it
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Messaggi: 46
Per ora non è applicabile in nessuna parte del mondo.
Distinti saluti

_________________
[b]Prof. Fabio Dossi[/b] [list][/list] [list]fabdossi@alice.it[/list]
 
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