Gentile dott., sono un’insegnante di lingua straniera di scuola superiore e ho un problema che non è direttamente il mio: un mio alunno, educato, studioso, con cui ho un ottimo rapporto comunicativo e che ha risultati più che soddisfacenti nella mia disciplina orale (media dell’8), quando si ritrova davanti a un compito in classe scritto, non so cosa gli accade, si blocca, ha dei vuoti di memoria e crea una gran confusione e al momento della valutazione non posso non mettergli una grave insufficienza che gli pregiudica il voto finale (media tra scritto e orale). Abbiamo commentato in classe la questione e ne ho parlato anche con sua madre, ma non riusciamo a venire a capo della situazione… il colmo è che se gli chiedo oralmente le stesse cose che ho messo nel compito me le sa dire correttamente. Anche lui non sa motivare questa strana situazione che si ripete sistematicamente durante le prove scritte. Vorrei aiutarlo, perché il ragazzo merita ma anche perché se un alunno non raggiunge i risultati sperati, il primo a fallire è l’insegnante, non so come venirgli incontro. Attendo un consiglio. Grazie!
VITA
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Gentile Utente,
Può essere successo qualcosa nella scuola elementare. E' un problema che va indagato attraverso dei colloqui diretti con l'interessato e può annidarsi in un apprendimento errato di risposta ad un compito scritto, eventio a cui dare la colpa di questa differenza di capacità di risposta ad un compito impartito.
Credo...
_________________ Dott. VITA ANTONIO
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fatamorgana
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quindi, se non ho compreso male, si tratterebbe di un problema che risale alla scuola antecedente? dovrei parlarne in forma più strettamente personale con i genitori del ragazzo? grazie
Dott. Vincenzo Policreti
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Lei, gentile insegnante, si vuole caricare di un problema che riguarda lo psicologo. Ma avendo io insegnato per 10 anni e conoscendo bene l'ostinazione con cui i bravi insegnanti vogliono ottenere risultati dai propri cuccioli, le do una tecnica semplice per un lavoro che troppo semplice non è. Faccia fare al ragazzo frequentemente compiti scritti di un'assoluta semplicità ("Come ti chiami? Come si chiama il tuo gatto? Chi ha scoperto l'America?" ecc.) abbastanza lunghi da consentire al sintomo di presentarsi. Solo dopo avere verificato che a quel livello il sintomo non si presenta, proceda, pian piano, con le difficoltà del compito, fino ad arrivare a quelli normali. E' un lavoro lungo e ci vuole tanta pazienza, ma credo che lei abbia tutta quella che serve. Attenta invece a non comunicare all'alunno la Sua ansia di riuscire: quel ragazzo, di altra ansia non ha bisogno. Se ha dubbi, perplessità o altro, mi scriva ancora.
si, infatti, dottor Policreti.. credo sia effettivamente un buon metodo, per lo meno mi aiuterà a capire il livello di difficoltà che ha il ragazzo... con l'inizio del nuovo anno scolastico metterò in pratica questo suo ottimo suggerimento!! ne parlerò anche con i miei colleghi.. grazie mille dottore...
Dr Stefano Di Biagio
WB739 Medico di ABCsalute.it
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Gentile Fatamorgana, mi aggiungo ai miei colleghi suggerendo di informare il ragazzo e la sua faiglia della possibilità di utilizzare tecniche ipnotiche per superare la difficoltà negli scritti. Succede la stessa cosa anche nelle altre materie? Potrebbe trattarsi di un semplice blocco nell'utilizzazione di un sistema rappresentazionale (forse il ragazzo è auditivo e quindi oralmente riesce ad essere un bravo allievo, ma non riesce a visualizzare le parole - per cui è disfunzionale il sistema visivo - e quindi si blocca nel compito scritto). Se fosse questa la ragione, con poche sedute potrebbe risolvere il problema. Altrimenti è sempre praticabile la psicoterapia. I consigli del Dott. Policreti sono molto utili. Un'altra cosa che credo sia importante suggerirLe - e credo di parlare ad una persona valida e coscenziosa a cui piace il lavoro che fa - è di informarsi di corsi professionali che Le siano d'aiuto nel migliorare il Suo stile di insegnamento, in modo da aumentare la propria flessibilità nell'eventualità di trovarsi di fronte ad altri ragazzi "problematici", riuscendo ad essere Lei stessa l'artefice del miglioramento dell'alunno, senza ricorrere ad aiuti esterni se non sono strettamente indispensabili (tipo patologie psichiatriche) per i quali Lei stessa potrebbe diventare lo strumento dirimente qualsiasi dubbio. Potrebbe suggerire alla Sua scuola di programmare simili corsi, in modo che anche i suoi colleghi possano usufruirne. Non esiti a contattarmi per informazioni al riguardo, nel caso Lei fosse di Roma. Cordiali saluti
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