L’1,8% dei bambini fino ai 2 anni soffre di allergia all’uovo. Si tratta di un’allergia particolare perché si nasce già insofferenti all’uovo, senza averlo mai mangiato. Com’è possibile? Gli allergologi spiegano che il bambino acquisisce i fattori scatenanti l’allergia durante la gravidanza o per via aerea.
I sintomi visibili di questo disturbo sono: eczema, dermatite atopica, diarrea, arrossamenti della pelle. Più gravi, le sue conseguenze: asma, disturbi gastrointestinali, nausea, vomito, tachicardia, shock anafilattico. Ai primi segnali, i genitori devono ricorrere al Prick test per smascherare con certezza cosa causa il malessere del bambino.
Inoltre, i genitori devono prestare particolare attenzione allo svezzamento. Durante questa delicata fase della crescita, il bambino viene nutrito con cibi nuovi, in maniera costante e progressiva. L’uovo è un alimento pericoloso, per questo i pediatri consigliano di introdurlo nella dieta del bebè a partire dai 9 mesi, prima il tuorlo e poi l’albume.
Infatti nell’allergia all’uovo, sotto accusa è l’alimento nella sua interezza, in realtà è solo l’albume a scatenare l’allergia, precisamente alcune proteine in esso contenute: ovomucoide, ovoalbumina, ovotransferrina, lisozima e ovomucina. Dalla dieta di chi è allergico all’uovo devono sparire non solo l’uovo e tutti i prodotti che lo contengono, ma anche gli alimenti che hanno le proteine elencate. È quindi indispensabile leggere l’etichetta dei cibi confezionati e conoscere le proprietà di quelli freschi, solo così si evita di ingerire sostanze altamente pericolose per gli allergici all’uovo.
Di solito il problema svanisce da sé verso i 3-4 anni; se così non fosse, la soluzione all’allergia all’uovo è la terapia di desensibilizzazione. La terapia consiste nella somministrazione di uovo in dosi crescenti, in ospedale e da parte di personale medico specialistico.
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