02/11/1988 - Medicina e Chirurgia (Roma)
12/07/1989 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di Roma (Ordine della Provincia di Roma) n.40841
04/12/1992 - Dermatologia e Venereologia N.O.
1988 /1 - Medicina e Chirurgia (Roma)
Scritto da
Dr Annalisa Pizzetti
Pubblicato il
27/03/2013
La cute trattata con il peeling. Il peeling, come trattamento per levigare e migliorare l'aspetto della cute, è conosciuto fin dall'antichità.
Numerose testimonianze ci pervengono dall'Egitto, dalla Grecia, dalla Turchia, dall'India e da Babilonia. Infinite sono le sostanze utilizzate: polveri di piante e fiori o anche zolfo, pomice e altri minerali finemente macinati e miscelati a sostanze ed ingredienti di origine vegetale.
Più recentemente l'utilizzo dei vari tipi di peeling ci ricorda P.G. Unna , dermatologo tedesco, che studiò e sperimentò con successo numerose sostanze e metodiche per il peeling.
Infatti nel 1882 descrisse, sperimentò e pubblicò i risultati ottenuti con l'impiego dell'acido salicilico, della resorcina, del fenolo e dell'acido tricloroacetico.
Un dermatologo inglese, Mackee, utilizzò e sperimentò, pubblicandone i risultati nel 1952, il fenolo per il trattamento delle cicatrici post-acneiche.
La Gassè ha elaborato la tecnica occlusiva post-peeling al fenolo, sperimentata durante la prima guerra mondiale e importata negli USA dalla nipote Antoinette negli anni '30 e '40, per il trattamento delle rughe e delle cicatrici post-acneiche.
L'uso dell'acido tricloracetico, dell'acido salicilico e dell'acido lattico è divenuto sempre più popolare dagli anni '70 agli anni '80, periodo in cui Van Scott, Yu e Murad divulgarono i risultati ottenuti nella terapia di numerosi inestetismi e patologie della cute con l'utilizzo dell'acido glicolico e degli AHA in generale.
Il peeling chimico odierno è quindi un metodo ampiamente collaudato.
Il rinnovamento della cute. La cute è un organo dinamico. Ogni giorno il suo strato corneo elimina, attraverso un meccanismo fisiologico, un numero infinito di cellule cheratinizzate.
Il peeling è una forma accelerata di esfoliazione che avviene attraverso l'uso di una sostanza chimica. Un peeling molto superficiale accelera l'esfoliazione naturale dello strato corneo, mentre un peeling che agisce a livello più profondo crea necrosi e infiammazione nell'epidermide, nel derma papillare o nel derma reticolare.
Il peeling chimico determina significative mutazioni nella pelle attraverso tre meccanismi d'azione:
- Stimolazione del ricambio cellulare tramite la rimozione delle cellule morte dello strato corneo.
- Eliminazione di cellule epidermiche danneggiate e degenerate che sono rimpiazzate da cellule epidermiche sane. Questo risultato è particolarmente evidente nel trattamento delle cheratosi attiniche e delle pigmentazioni anomale.
- Introduzione di una reazione infiammatoria e attivazione dei mediatori dell'infiammazione (un meccanismo ancora poco conosciuto) che attiva la produzione di nuove fibre di collagene e di glicosaminoglicani (meccanismi rivitalizzanti del derma)
I rischi dei trattamenti. Poiché i peeling, che agiscono a livelli epidermici profondi, comportano anche rischi di complicazioni ed esiti indesiderati, è indispensabile eseguire i trattamenti e le terapie che ottengono i migliori risultati con il minor rischio possibile.
Questo è il concetto moderno di peeling: la gradualità.
Eseguendo varie sedute di peeling superficiali o di media profondità si ottengono, attraverso un risultato cumulativo, risultati estetici eccellenti e duraturi senza rischi di effetti indesiderati.
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