Prof. Dr Giorgio Calabrese

Specialista in Scienze dell'Alimentazione

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laurea

    09/11/1977 -Medicina e Chirurgia (Catania)

    Iscrizione all'albo

    10/03/1978 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di ASTI (Ordine della Provincia di ASTI)

    Specializzazione

    09/07/1987 - Scienza dell'Alimentazione Indirizzo Nutrizionistico (Pavia)

    Abilitazione

    1977 /2  - Medicina e Chirurgia (Catania)


La dieta sociale



Scritto da
Prof. Dr Giorgio Calabrese

Pubblicato il
27/03/2013

Gli ultimi dati ISTAT ci dicono che sono diminuiti i consumi alimentari di noi italiani ma non si è ridotto il numero dei cittadini non abbienti o come si dice adesso incapienti, sostanzialmente in disagio economico.
A ciò consegue un diverso stile di vita riadattato al livello economico inferiore. Meno acquisti in abbigliamento e beni di consumo e per quanto riguarda l’alimentazione si è abbassata volutamente la qualità per restare dentro il range economico del piano familiare. Le famiglie oggi vedono entrambi i coniugi impegnati al lavoro e per brevità si consumano spesso alimenti confezionati di quarta gamma e soprattutto precotti surgelati, ciò ha provocato una diminuzione della capacità culinarie che avevano soprattutto le nostre mamme e nonne. Il prodotto fresco talvolta è imbarazzante da trattare per mancanza di alcune nozioni base. Preparare qualcosa a base di pesce, ad esempio, può risultare difficoltoso basta quindi mettere dentro un tegame, un forno normale o a microonde il piatto già pronto: scaldato e servito, appagando così palato e commensali.

Cambiando le condizioni bisogna tornare ad alimentarsi mantenendo i necessari nutrienti per garantire una giusta alimentazione. Oggi però acquistare alimenti freschi equivale ad andare dal gioielliere. Anziani e categorie in disagio eliminano spesso verdura e frutta. Occorre quindi mettere le condizioni per garantire ai cittadini una buona ”dieta sociale”! Dobbiamo incentivare a scegliere alimenti di stagione e prodotti  locali quelli definiti “cibi a chilometro zero”, cioè cibi prodotti nella stessa regione o zona, non più lontano di 100-150 km.
Così facendo otteniamo alcuni risultati: risparmiando sulle spese di trasporto, spendiamo meno; ci nutriamo con cibi adeguati al clima in cui viviamo e inquiniamo meno.
  
Mangiare in modo nutriente e sobrio non significa penalizzare il palato. Una prima colazione fatta con latte regionale e pane tostato con della buona marmellata, magari fatta in casa, o del miele; un pranzo composto da verdure rigorosamente di stagione, associate a uova sode, dove possibile anche del proprio contadino, per condire basta un filo di olio extravergine di oliva e succo di limone; pane (magari, se si può, fatto in casa) e un frutto anch’esso di stagione; per cena degli ottimi legumi che costano poco, riempiono e nutrono accompagnati da riso o pasta, oppure una buona pizza.

È indispensabile consumare ogni giorno un piatto proteico come carne, formaggio, pesce, meglio se azzurro; frutta di stagione. Un pasto giornaliero simile può definirsi equilibrato e poco costoso.

 

Testo pubblicato su: Avvenire del 05 Settembre 2008



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