Impiego della Nanotecnologia per la cura del melanoma della coroide con terapia genica endovenosa
http://benessere.guidone.it/2010/11/08/ ... ndovenosa/PROF.DUILIO SIRAVO PRESIDENTE ACCADEMIA ITALIANA DI OFTALMOLOGIA LEGALE
La mia attenzione è da tempo concentrata sugli studi sperimentali delle applicazioni della NANOTECNOLOGIA in OCULISTICA(LENTI BIONICHE CON VIDEOCAMERE O PER TONOMETRIE PERMANENTI),ed ora ad una sua applicazione ,che sarà una frontiera rivoluzionaria per la terapia dei tumori,attraverso la TERAPIA GENICA ENDOVENOSA,vvero attraverso l'inoculazione endovenosa di nanorobots.
Un nuovo progetto di ricerca europeo impiegherà tecniche d'avanguardia nel campo delle nanotecnologie per progettare nanoparticelle in grado di rilevare e di localizzare i tumori: una volta localizzato il tumore, questi nanorobot potranno inoltre attaccarlo e neutralizzarlo. Il progetto NANOTHER ("Integration of novel nanoparticle based technology for therapeutics and diagnosis of different types of cancer") è sostenuto dall'Unione europea, con un finanziamento pari a 8,5 milioni di euro, nell'ambito del settimo programma quadro.
Tutto parte dall'annuncio fatto su Nature di un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology, in collaborazione con l'azienda californiana Calando Pharmaceuticals.
Al centro della nuova strategia si trova un sistema costituito da nanoparticelle in grado di veicolare (come fossero nanorobot) piccole molecole di RNA capaci di spegnere geni coinvolti nell'insorgenza del cancro attraverso il meccanismo di silenziamento per interferenza a RNA (RNAi).
Lo studio riporta i risultati preliminari di un trial clinico di fase uno condotto su un gruppo di pazienti con differenti tumori solidi, ai quali sono stati somministrati per infusione endovenosa nanorobot con molecole di RNAi capaci di spegnere il gene ribonucleasi reduttasi, coinvolto nella crescita di diversi tipi di tumori.
Sulla carta, le nanoparticelle dovevano essere in grado di riconoscere le cellule tumorali, penetrare al loro interno e rilasciarvi la molecola "terapeutica" di RNA. E il sistema ha funzionato davvero: dopo aver prelevato campioni di tessuto tumorali da tre pazienti con melanoma, i ricercatori hanno verificato che le nanoparticelle avevano raggiunto le cellule tumorali e rilasciato il loro contenuto. Un risultato notevole, anche se è ancora presto per dire quale sia l'efficacia terapeutica del nuovo metodo: ulteriori aggiornamenti ci saranno probabilmente a giugno al congresso dell'American Society of Clinical Oncology.
Questo ovviamente apre il campo ad una possibile e forse definitivamente vincente lotta contro uno dei tumori,ed ovviamente non solo per quello,più aggressivi dell'organismo ovvero il MELANOMA e nella fattispecie ,nel mio campo,del MELANOMA DELLA COROIDE.
Il melanoma della coroide è un tumore che si localizza nel bulbo oculare. La sua origine è dovuta a molti fattori: è necessaria l’interazione di fattori genetici ed ambientali perché si sviluppi. Sebbene non siano ancora ben conosciuti i fattori di rischio, è evidente una predisposizione della razza caucasica e un’età compresa tra i 50 e i 60 anni. I melanomi insorgono nella maggioranza dei casi ex novo, mentre in una ridotta percentuale si sviluppano a partire da una lesione di un neo oculare.
Nel 1979 Wilkes e coll. calcolarono una incidenza annuale nella popolazione generale di 7 nuovi casi per milione di abitanti, con una grande differenza in rapporto all’età: tre casi per milione al di sotto dei 50 anni, 21 casi al di sopra. Attualmente la sua incidenza annuale negli Stati Uniti è stimata essere di circa 6 nuovi casi per un milione di abitanti. Sulla base di questi dati possiamo presumere che in Italia si verifichino circa 350 nuovi casi ogni anno. La sede di insorgenza piu' frequente è la coroide (85%), seguita dai corpi ciliari (10%) e dall'iride (5%).
La classificazione citologica del melanoma uveale è un importante fattore prognostico. Sono stati identificati tre tipi di cellule: cellule fusate A, cellule fusate B, cellule epitelioidi. Sulla base di questa suddivisione Callender classificò i melanomi in 6 gruppi, con prognosi differente: a cellule fusate A e B, fascicolari, misti, necrotici ed a cellule epitelioidi.
Più recentemente, McLean in un ampio studio retrospettivo ha riclassificato su base prognostica i melanomi in tre gruppi: nevi a cellule fusate, melanomi a cellule fusate e melanomi a cellule miste (fusate ed epiteliodi). La mortalita' a 10 anni variava dallo 0% per i nevi a cellule fusate a più del 50% per i melanomi a cellularità mista. Sono stati individuati altri fattori in grado di influenzare la prognosi quoad vitam, oltre alla citologia.
Le tecniche fino ad ora usate per combattere tale tumore,enucleazione,terapie conservative in alternativa all'enucleazione come l'osservazione periodica di piccole lesioni, trattamento laser(fotocoagulazione transpupillare diretta con alte potenze, alla metodica Low Energy-High Exposure introdotta allo scopo di aumentare la profondità della necrosi),la termoterapia, resezione chirurgica e radioterapia.Per quest'ultima c'è da dire che il melanoma uveale viene considerato radioresistente e per il suo trattamento devono essere utilizzate dosi elevate di radiazioni (50-60 Gy), in genere mal tollerate dalle strutture intraoculari più radiosensibili (cristallino, nervo ottico, retina). Appare quindi indispensabile utilizzare tecniche di irradiazione che consentano di somministrare alte dosi al tumore risparmiando invece i tessuti peritumorali sani.La tecnica di brachiterapia interstiziale con aghi di Radon impiantati direttamente nella massa neoplastica. Da allora ad oggi nuove e più sofisticate metodiche sono state introdotte: la brachiterapia con placca episclerale, la radioterapia con adroni (protoni e ioni elio) e la radiochirurgia con Gamma Knife. La placca episclerale è costituita da un guscio metallico di forma e dimensioni adeguate, contenente un isotopo radioattivo (Cobalto 60, Rutenio 105, Iodio 125).
Sono tutte metodiche che però spesso non sono risolutive e non hanno ,ovviamente ,come target le METASTASI di tale tumore.
Le sedi preferenziali sono il fegato (92% dei casi), il polmone (31%), lo scheletro (23%), la cute (17%) ed il sistema nervoso centrale (4%). Il tempo di comparsa dei secondarismi è estremamente variabile (da 2 mesi a 30 anni); solitamente la loro comparsa porta al decesso entro un anno.
La terapia genica per via endovenosa con NANOROBOTS potrebbe in tal senso rivoluzionare tale spesso nefando esito di questi tumori.
"MULTI PERTRANSIBUNT ET AUGEBITUR SCIENTIA”SCRIVEVA Il PROF. ALBERTO MARIA WIRTH(RIPETENDO
LA FRASE DEL PROFETA DANIELE,FATTA PROPRIA DA FRANCESCO BACONE NEL NOVUM ORGANON), NELLA PREFAZIONE DELLA MIA PRIMA MONOGRAFIA, FATTA SU UN MIO PROGETTO SPERIMENTALE DI PRODUZIONE DI UN SISTEMA ESPERTO DI ACQUISIZIONE DI IMMAGINI DEL FONDO OCULARE(EIES=ESPERT INTRA EYE SYSTEM)EFFETTUATO IN COLLABORAZIONE DEL C.N.R. DI PISA E NELLA FATTISPECIE PRESSO L’ISTITUTO ELABORAZIONE DELLE IMMAGINI(I.E.I.)-NEL LONTANO 1987
Prof.D.Siravo
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